Focus On

Lucio Dalla

Un poeta che canta alla luna, un clown dall’occhio ridanciano e malinconico, un viaggiatore delle note, esploratore di nuovi modi di raccontare , un rivoluzionario gentile, un artista visionario e sensibilissimo. Sono solo alcuni dei molti aggettivi che possono provare a raccontare il genio musicale di Lucio Dalla, un artista irripetibile, fuori da ogni classificazione, multiforme, prolifico, unico.

E  come una canzone inizia la sua vita, il 4 marzo 1943. Dopo una lunga gavetta nelle balere e nei localini jazz, facendosi le ossa al clarinetto, esibendosi con varie jazz band nei primi anni ’60, Lucio Dalla comincia a farsi notare.

È diverso , ha un’aria stralunata, uno strano modo di cantare, con fraseggi nonsense, simili allo scat, si indovina in lui un talento obliquo, del tutto differente dalle mode musicali imperanti in quel periodo, e che lo portano ad esplorare generi diversi, il pop, il soul, il jazz.

E che nel 1966 lo fa approdare al Festival di Sanremo con una canzone incomprensibile al grande pubblico “Paff, bum!” , e all’album di esordio “1999”, con il gruppo “Gli Idoli”. L’album è  troppo strano e dissacrante per un pubblico ancora inchiodato alle rassicuranti elucubrazioni vocali dei divi del momento.

Continua e non molla il cantautore bolognese, e  passando per “Fumetto” un singolo che sarà colonna sonora di un programma pomeridiano  molto amato dai ragazzi, nel 1970 viene pubblicato “Terra di Galibola”, ancora confuso , ma che comincia ad avere contorni un po’ più definiti, alla ricerca di se stesso, di un suo preciso lessico .

Nel 1971, quando presenta “4/3/1943” a Sanremo, Lucio Dalla non è un novellino. Ha 28 anni, ed ha già partecipato al Festival , nel ’66 con “Paff.. Bum”, e nel 67 con i Rokes di “Ma che colpa abbiamo noi”. Il pubblico fatica ad abituarsi al suo sguardo intelligente, alle espressioni stravaganti, alle sue canzoni così particolari. Ma quello è l’anno buono, con “4/3/1943” conquista il terzo posto, ed una buona posizione  nel panorama musicale nostrano, confermato dall’album “Storie di casa mia”, che contiene oltre al successo sanremese anche brani oramai sempreverdi come “Il gigante e la bambina”, scritta per Ron, e la bellissima “La casa in riva al mare”.

Gli anni ’70 sanciscono l’incontro, fondamentale per la crescita artistica di Dalla, con il poeta , scrittore e musa Roberto Roversi. Da questa collaborazione nasceranno tre dischi . Nel 1973 “ Il giorno aveva 5 teste” , nel ’75 “Anidride solforosa” e nel 1976 “Automobili”, il cui singolo “Nuvolari” è un autentico capolavoro.

Testi complessi, sperimentali, visionari, pungenti,  profondi, futuristici,poggiano su composizioni istintive, bellissime, a volte difficili, estremamente coinvolgenti, svilupperanno tematiche artistiche, musicali e testuali di Lucio Dalla, che è pronto per il salto,definitivo.

Nel 1977 Lucio Dalla inizia una nuova fase del suo percorso artistico.

Lavorare con Roversi lo ha aiutato a mettere a fuoco e ad enucleare sentimenti, stati d’animo, sprazzi di idee, immagini, gli ha mostrato la via, regalandogli la forza ed il coraggio di costruire la propria strada.

E’ così che nasce l’album “Com’è profondo il mare”, pubblicato nel 1977, un disco che avrà un grande successo anche commerciale, e che rivelerà definitivamente il genio di Dalla ad un pubblico vastissimo. Lucio è pronto, si lascia andare, e oltre le musiche, scrive testi indimenticabili.

Pop, blues, grandi arie melodiche, improvvisazioni vocali, scat, accenni reggae, rock, stomp, sono generi fusi e mescolati in un grande discorso eccentrico, visionario, miracolosamente armonico, intelligente, sentimentale, raccolto in otto canzoni che sono oramai fili intessuti profondamente nel nostro tessuto musicale e culturale.

E il successo continua con “Lucio Dalla”.Con questo disco del 1979 l’artista si conferma una volta per tutte una figura di primo piano – una delle figure più meritatamente di primo piano – dell’imponente scena cantautorale italiana. “Lucio Dalla”, con le sue nove tracce ormai diventate classici luminosissimi,  – tra cui citiamo  “Stella di mare”, “Anna e Marco” “L’ultima luna” , “L’anno che verrà “ – è un capolavoro dalla completezza invidiabile: è impreziosito da tensioni poetiche di assoluta evidenza , ma anche da una voracità musicale che dà frutti di pregiato eclettismo. La rivista Rolling Stone, nel redigere una classifica dei migliori dischi italiani di tutti i tempi, ha collocato quest’album al quarantesimo posto descrivendolo come “uno di quei dischi completi e ispirati che in vita sua ogni musicista italiano ha sognato di fare”.

Dalla è oramai una stella di prima grandezza, la punta di diamante di un panorama ricco di artisti di tutto rispetto, Lauzi, Conte, De Andrè, Gaber , De Gregori, con cui Dalla canta “ Cosa sarà “ brano foriero di una bellissima avventura chiamata “Banana Republic “.

Tutto ha  inizio dal  singolo  “Ma come fanno i marinai” . Dal successo del brano nasce l’idea di fare un tour insieme. La risposta del pubblico è strepitosa, 50.000 persone a sera riempiono gli stadi di tutta Italia. Si registrano i live. . In corsa, durante lo svolgimento dei concerti, si decide di far uscire l’album. Si scelgono 10 tracce tra le 28 che ogni sera si eseguono sul palco, e nasce “Banana Republic”, un disco che è entrato nella storia della musica cantautoriale italiana .

“Dalla” , pubblicato nel 1980 e   che segue all’immenso successo di “Banana Republic” , continua a regalare una serie di canzoni di stupefacente bellezza, di alto lirismo e bellissime melodie, liquide, lunari, appassionate, come “Balla balla ballerino” o “La notte dei miracoli” o ancora “Futura , successi che sono eterni , pietre miliari della musica mondiale .

Seguono “ 1983”, e “Viaggi organizzati” con la sua “Washington “ di gusto nettamente elettronico. Nel 1985  ancora un colpo portato a segno con “Bugie” , che vanta singoli di grande bellezza, come la pensosa “Chissà se lo sai” e la visionaria “Se io fossi un angelo”

L’anno seguente il disco live “Dallamericaruso” registrato a New York porta con sé “Caruso”che mette in mostra le  sue grandi capacità vocali attraverso un ispirato racconto di un frammento di vita del celebre tenore italiano .

Il lato goliardico , giocoso ed avventuroso del cantautore ritrova spazio in un tour europeo con l’amico Gianni Morandi nel 1988. Il disco che racconta l’esperienza, “Dalla/Morandi” , è trainato da “Vita, brano uptempo , energico e sfavillante che vede i due artisti in un testa a testa convincente e divertito.

È la stuzzicante “Attenti al lupo” che apre le danze del trionfo di “Cambio”, album che nel 1990 vende più di un milione di copie, riconfermando il talento prodigioso di Dalla e la sua inveterata capacità di stupire e  conquistare il pubblico, legato al cantautore da un amore oramai ventennale.

Seguono “Henna” e “Canzoni”

Era il 1996, e a fine estate la vetta della classifica tocca a Canzone, di Lucio Dalla scritto con Samuele Bersani, che anticipa l’album “Canzoni”. L’idea di Dalla è quella di comunicare una certa leggerezza, una solaritá espressa attraverso un arrangiamento stradaiolo, mediterraneo, sottolineato da violini, tamburello, dai mandolini e dalle belle percussioni. In realtà Canzone è soffusa di una certa gentile malinconia, di quelle che non fanno troppo male, che fa piacere sentire e cantare.

E dopo “Ciao” nel 1999 e “Luna Matana” pubblicato nel 2001, Dalla riparte con una nuova sfida cimentandosi con l’opera lirica di ispirazione pucciniana “Amore disperato”, che dimostra ancora una volta la genialità multiforme dell’artista, la sua curiosità sincera  ed il suo immenso amore per la musica, in ogni sua declinazione.

Successivamente, con “Lucio” nel 2003 e “ Il contrario di me”,2007  e “Angoli nel cielo”  del 2009  Dalla continua il suo percorso , tra ballate introspettive, canzoni di ritmo reggae o blues, e testi a volte malinconici altri divertenti, cercando, sperimentando, giocando, vivendo la musica con quella passione fortissima che lo trascinava in un vortice emozionale che comunicava al pubblico.

E trenta anni dopo Banana Republic il cantautore si riunisce all’amico di sempre, Francesco De Gregori.. Il tempo li trova più vecchi e con la stessa voglia di suonare e giocare. Nasce “Work in progress”, un tour che durerà un anno e che li vedrà ancora una volta sul palco, a scambiarsi battute e canzoni, immersi in una atmosfera di comoda partecipazione e di calorosa complicità mai perduta. Dal live viene ancora una volta tratto il doppio cd live che viene pubblicato alla fine del 2010.

Colonne sonore, programmi TV, Dalla partecipa, crea e si diverte, partecipa e segue la crescita di altri artisti ,  Ron su tutti, Carboni negli anni ’70 e ’80, poi coltiva il grande talento di Samuele Bersani, fa capolino nei dischi di moltissimi amici, con un coro, con il clarinetto, col pianoforte.

È curioso, vorace, interessato, sincero, aperto al mondo e al nuovo.

Durante un tour europeo il cuore lo tradisce, e pochi giorni prima del suo compleanno Lucio se ne va, con l’idea di aver dato moltissimo , e di avere ancora molto da dire.

 

BOX ALBUM :

Come è profondo il mare ( 1977)

Registrato tra Roma e gli studi di Carimate, prodotto da Alessandro Colombini, il disco è frutto della collaborazione di musicisti molto vicini alla sensibilità dell’artista. Ognuno di loro ha regalato all’opera un po’ di sé, rivelandosi un fantastico e fondamentale arricchimento , che si percepisce in ogni nota ed in ogni traccia.

Pop, blues, grandi arie melodiche, improvvisazioni vocali, scat, accenni reggae, rock, stomp, sono generi fusi e mescolati in un grande discorso eccentrico, visionario, miracolosamente armonico, intelligente, sentimentale, raccolto in otto canzoni che sono oramai fili intessuti profondamente nel nostro tessuto musicale e culturale.

“Il pensiero da’ fastidio, anche se chi pensa è muto, come un pesce”, scrive il cantautore nel brano che apre il disco:

Come è profondo il mare è una rivelazione che lascia storditi disorientati e conquistati. Le parole, quelle che danno fastidio, sono stralci , illuminazioni, epifanie del mondo.

La fine degli anni ’70 è un periodo complesso e di difficile interpretazione. Sono gli anni di piombo, delle rivendicazioni sociali. Dell’incertezza e della paura, e il mondo appare attraverso le parole di questa canzone profondo e buio, misterioso, come il mare, affascinante, e cattivo se vuole. Pieno di oscuri pensieri, di irte salite.

Il mondo, la vita, sono raccontate qui, e più in generale in tutto il disco, attraverso squarci di luce che rivelano immagini dense, poetiche, delicate, crude, a volte surreali, altre addirittura umoristiche, o affettuosamente colme di pietas.

 

“Banana Republic “ (1979)

Il comunicativo, travolgente, imprevedibile Lucio e il riservato, ombroso e timido Francesco, una “strana coppia”. Chissà. E invece, funzionò. Fu alchimia naturale, amore artistico, rispetto ed interesse per il lavoro dell’altro. Durante il concerto, quando non cantavano insieme, nessuno dei due lasciava il palco. Restavano, invece, e condividevano la musica , suonando, vivendo il momento.

Gli arrangiamenti furono curati da Ron, che suonava la chitarra e il pianoforte.. Gli altri erano i Cyan e musicisti come Curreri, Portera&co., che formeranno poi gli Stadio.

 

 

BOX BRANI:

 

Anna e Marco

Ci sono  canzoni che non richiedono introduzioni, perché la loro bellezza , brillante sotto la luce di un sole che hanno visto sparire e ricomparire ormai infinite volte, e poi perché sono così parte dell’epidermide culturale di un intero Paese da rifiutare qualsiasi interferenza. Questo è il caso di Anna e Marco, patrimonio comune di un’Italia ancora attenta al bello; una realtà poetica che è ormai proprietà d’ognuno, perché di ognuno – come per magia – è ancora in grado di cantare la storia.

Dice Alessando Colombini, produttore dell’album : “Anna e Marco è un film condensato in tre minuti. Condensare una storia completa, in tre minuti, che poi è una storia dei nostri giorni, perchè parla di gente emigrata, che vive una vita così… Lui grandi muscoli , poca carne, cuore in allarme, perchè ci sono queste cose…Anna come ce ne sono tante…Anna permalosa,…. vuol dire che non è piu così giovincella..Anna bellosguardo, sguardo che ogni giorno perde qualcosa.. Ha superato i 25 anni ….Se chiude gli occhi lei lo sa…stella di periferia…Anna con le amiche, Anna che vorrebbe andar via..Lei.

Lui:

Marco grandi muscoli poca carne, Marco cuore in allarme con una madre e una sorella…. del papà

…poca vita, sempre quella. Se chiude gli occhi lui lo sa, lupo di periferia, Marco col branco, Marco che vorrebbe andar via.

Allora, queste son le due prime strofe, ma qui c’è già un film.”

 

Come è profondo il mare

Il mondo, la vita, sono raccontate qui, e più in generale in tutto il disco, attraverso squarci di luce che rivelano immagini dense, poetiche, delicate, crude, a volte surreali, altre addirittura umoristiche, o affettuosamente colme di pietas.

Racconta Alessandro Colombini che la genesi di questa canzone fu piuttosto travagliata, perchè Dalla non era pienamente convinto dell’arrangiamento e non si decideva a concluderla.

Fu Ron, Rosalino Cellammare,allora giovanissimo musicista, autore e collaboratore, a risolvere il problema suggerendo al cantautore l’andamento ritmico che si rifaceva ad alcuni pezzi di Neil Young.

Il suono liquido, ovattato come le profondità marine, la batteria di Flaviano Cuffari, l’entrata del basso con una scala geniale di Paolo Donnarumma , le chitarre ritmiche sullo sfondo, i cori di sirene delle Baba Yaga, e l’introduzione melodica, indimenticabile, fanno da sfondo al testo, che inizia questa esplorazione delle profondità sconosciute che ci circondano.

 

La sera dei miracoli

E’ la luna la muta compagna che ci segue ne “La sera dei miracoli”. L’arrangiamento liquido, immaginifico e sognato di Giampiero Reverberi aiuta Lucio Dalla a cantare per noi i vicoli di Roma in una notte magica, dove suoni , luci, passi , si confondono in una dimensione onirica , in cui chi ascolta è spettatore ed insieme protagonista di una passeggiata incantata nella città eterna.

 

4/3/1943

Il brano è a tutt’oggi considerato tra le più belle canzoni italiane mai composte. È una ballata popolare, contraddistinta dal refrain di un violino malinconico e sghimbescio, magistralmente suonato da Renzo Fontanella, che rende bene l’idea dell’atmosfera stradaiola del racconto. Il testo è scritto da Paola Pallottino, che collabora con Dalla in più riprese. L’uomo che “veniva dal mare”, raccontato dalla canzone , vive un unico giorno di poesia e tenerezza, prima di venire ammazzato e portar via con se’ nome , e storia. Ancora la brutalità della guerra, la crudeltà e l’insensatezza, narrata con un linguaggio asciutto, crudo, poeticamente altissimo.

 

Notte.

Pianoforte e basso in punta di piedi, per lasciare spazio ad una delle più incantevoli poesie in musica di Lucio Dalla. Così comincia Notte, un incantesimo a luci spente durante il quale i versi scorrono cangianti e magicamente sublimi nel loro sincero radicamento terreno. Finché poi anche

le parole lasciano spazio ad una danza vocale, la fantasia poetica si trasforma a sua volta in emozionante realtà sonora, cullata dai sublimi movimenti dell’orchestra ancora una volta guidata dalla mano esperta di Gian Piero Reverberi.

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