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Daniele Silvestri

Nato a Roma nel 1968, Daniele Silvestri si è fatto conoscere a metà anni Novanta con uno stile da subito inconfondibile. Già nei primi passi mossi nel 1994 si potevano leggere chiaramente promesse consistenti, quelle di un artista che si sarebbe presto confermato uno dei più importanti cantautori dell’Italia contemporanea.

La carriera di Daniele Silvestri ha il suo punto di partenza in un palco prestigioso che l’artista romano è tornato più volte a calcare nel corso degli anni. Risale infatti al 1994 la sua prima partecipazione al Festival di Sanremo, in occasione della seconda edizione di Sanremo Giovani. La sua” Voglia di Gridare”, brillante composizione a metà tra la meta-canzone e l’anti-inno, si conquista la partecipazione al Festival dell’anno successivo.

A pochi mesi di distanza dalla kermesse viene pubblicato l’ album di debutto che porta il suo nome, che può contare su tracce amate come Idiota, Il Flamenco della Doccia, Dove Sei e L’Uomo Intero, e sulla presenza di musicisti del calibro di Faso e Cesareo degli Elio e le Storie Tese. Di nuovo all’Ariston nel ’95 il cantautore gareggia nella categoria Nuove Proposte con” L’Uomo col Megafono”. E’ un racconto di dolore gridato, inascoltato, dell’indifferenza che ci stritola tra i suoi tentacoli e ci lascia sempre più soli e deboli. Il pezzo, presto un classico del suo repertorio, si piazza al decimo posto, inaugurando così quella che si sarebbe rivelata una costante delle avventure sanremesi di Silvestri: posti modesti in classifica nonostante l’ammirazione istantanea della critica, seguiti da vittorie “morali”, successi da maturare in radio e inveterata popolarità.

L’esperienza al Festival del 1995 segna anche il primo Premio Volare, vinto per il miglior testo. L’annata è particolarmente vincente, grazie alla pubblicazione dell’acclamato album “Prima di Essere Uomo”, disco d’oro il cui singolo” Le Cose in Comune” – dichiarazione d’amore fuori dagli schemi, ironica e romantica che diverte, irretisce, interessa – si merita il Premio Tenco come miglior canzone dell’anno. L’opera seconda di Silvestri ritrae chiaramente, una volta per tutte, i lineamenti inconfondibili di un artista poliedrico dalla forte personalità. Così, i testi dell’album ci consegnano un autore ironico, amaro, attento a quello che ci gira intorno, innamorato, malinconico e divertito, un giocoliere della parola che risponde all’urgenza di raccontare stati d’animo, comunicare idee, inquietudini, entusiasmi e perplessità. Allo stesso modo, ogni nota tradisce una già esperta cura per il particolare, tanto fine quanto godibile grazie alle belle melodie e agli arrangiamenti che spaziano dal blues all’hip hop, toccando anche atmosfere funky o jazzy. Si muove tra funk e campionamenti “L’Y10 Bordeaux”, mentre “Frasi da Dimenticare” sovrappone per contrasto un testo amaro ad un gioioso ritmo latino, e” Lieve la Musica” culla la contemporaneità più drammatica, raccontando l’angoscia del cantautore e dell’umanità in ascolto.

L’album successivo, “Il Dado”, si divide in due dischi rinominati, con un certo tocco nostalgico, “lato A” e “lato B”. Tra le tracce compaiono le composizioni strumentali della serie” Tempo”, scritte per la colonna sonora del film “Cuori al Verde”. Il disco del ’96 è una pietra miliare della carriera di Daniele Silvestri per svariati motivi: innanzitutto, è costellato di perle presto trasformatesi in classici della sua produzione. Su tutte brilla “Cohiba”, una delle creazioni più amate del cantautore romano, tributo a Che Guevara, messo in musica tra idealismo e pragmatismo da una voce convinta (“C’è una storia che oramai è leggenda, e che potrà sembrarti finta e invece è l’unica certezza che ho”).

Ma “Il Dado” è decisivo anche dal punto di vista delle collaborazioni: al basso troviamo infatti Max Gazzè, amico e complice imprescindibile nella storia di Silvestri, presente anche in veste di turnista per i concerti che seguirono la pubblicazione dell’album. L’attività live comincia a dimostrarsi un momento imprescindibile per il cantautore che, tra le canzoni suonate al Primo Maggio romano e quelle del Festival della Gioventù Comunista a L’Avana, mette sempre un impegno a trecentosessanta gradi sotto i riflettori. Proprio una simile vocazione ispira i passi successivi, anni fitti d’impegni divisi tra scene teatrali e palchi rock, incontri cinematografici.

Il 1999 vede Silvestri di ritorno all’Ariston, stavolta finalmente tra i Big: è lì per fare la differenza, e lo dimostra con una delle sue creazioni più toccanti, “Aria”, devastante riflessione sulla pena di morte. E se la leggerezza della classifica finale non la porta oltre il nono posto, la tremenda bellezza del brano è in grado di guadagnarsi sia il Premio Volare per il miglior testo che l’ambito Premio della Critica Mia Martini (e successivamente anche la Laurea De Andrè al Premio Lunezia). La canzone apre il quarto album del cantautore,” Sig. Dapatas”, il cui singolare titolo è un anagramma delle iniziali delle dieci tracce che lo compongono. Spicca con il suo spirito effervescente “Amore Mio”, secondo singolo estratto dal disco, che facendo da seguito ad Aria con una musica incalzante e contagiosa è un’illuminante dimostrazione dell’eclettismo artistico di Silvestri.

Il nuovo millennio è il momento ideale per fare il punto di una carriera dallo strepitoso dinamismo: nel 2000 esce dunque “Occhi da Orientale”, primo greatest hits dell’artista. E dopo aver volto lo sguardo al passato, la storia musicale di Daniele Silvestri è pronta a conoscere una nuova fase, inaugurata ancora una volta dalla partecipazione al Festival di Sanremo. Nel 2002 torna a vincere il Premio della Critica Mia Martini con “Salirò”, che si accontenta placida di un quattordicesimo posto in classifica . Ma la canzone è un hit sensazionale che fa man bassa agli Italian Music Awards (aggiudicandosi il titolo di miglior singolo, miglior videoclip, miglior arrangiamento e miglior composizione musicale) e spopola nelle radio di tutto il Paese. Altrettanto fa in televisione, grazie alla popolarità del video, dovuta ad un’indimenticabile coreografia. Il pezzo lancia su note surreali e irresistibili il fortunato album” Unò-Duè”, spinto da singoli di successo come “Sempre di Domenica” e “Il Mio Nemico”. All’interno del disco le meditazioni di carattere privato (quelle passionalmente fatali de “L’Autostrada” e quelle dolci e familiari di” Di Padre in Figlio”) s’incrociano con un sentimento universale che sa farsi di volta in volta dolceamaro (“1000 Euro al Mese”) e ironico (“La Classifica”).

Anni di fervente attività live vengono poi fotografati dal doppio album live del 2004 “Livre trânsito,” anticipato da un singolo inedito dalla grande fortuna. Si tratta di” Kunta Kinte”, canzone scritta insieme a Frankie Hi-Nrg. Il 2007 segna un travolgente ritorno a Sanremo: “La Paranza”, quarta canzone classificata, potente tormentone uscito dal Festival, grazie ai ritmi giocosamente persuasivi e ad un’acuta riflessione sull’attualità ancora una volta affidata all’ironia. Segue la pubblicazione dell’album “Il Latitante”, perla della maturità che può contare su singoli vincenti come” Mi Persi”,” A Me Ricordi il Mare” e, soprattutto, “Gino e l’Alfetta”. Quest’ultimo, trionfo di divertente delicatezza impreziosito da un indimenticabile ritornello, nel 2007 viene adottato come inno ufficiale del Gay Pride organizzato a Roma. L’anno successivo porta alla pubblicazione di un secondo greatest hits,” Monetine”, corredato di inediti e rielaborazioni di alcuni dei più significativi brani della storia artistica di Silvestri. Seguono anni di musica suonata senza sosta su palchi nazionali ed internazionali, con tour affollati in giro per l’Europa. E’ nel 2011 che si assiste alla pubblicazione di un nuovo album di inediti:

“S.C.O.T.C.H”. vanta una variegata rosa di ospiti illustri come, tra gli altri, Stefano Bollani, Andrea Camilleri, Peppe Servillo e lo storico amico Niccolò Fabi. Trascinato dal singolo “Ma Che Discorsi” , che può contare sulla presenza dei Solis String Quartet, il disco è avvolto da un’aria ancora una volta meditabonda, senza correre il rischio di una cupa vaghezza; c’è sempre spazio per l’ironia (come in “La Chatta”), per quella risata consapevole che, come si dice, salverà il mondo. Alla luce dei più recenti fatti d’attualità Silvestri rilegge anche il classico di Gaber “Io Non Mi Sento Italiano”.

Il 2011 lo vede alle prese anche con un’altra preziosa cover: prende parte all’album tributo” Dalla parte di Rino” con una personale interpretazione di “Sfiorivano le viole”, rispettosa di un’originale pungente e del suo autore che, una volta per tutte, sembra essere l’ideale predecessore di Daniele Silvestri.

La partecipazione al Festival di Sanremo del 2013 può contare su due bellissimi brani, “Il Bisogno di Te (Ricatto d’onor)” e “A Bocca Chiusa”. E’ quest’ultima ad essere scelta dal pubblico, e portata fino al sesto posto della classifica finale. L’esperienza sanremese è presto seguita dalla pubblicazione dell’EP” Che Nemmeno Mennea”, che ai due brani presentati all’Ariston affianca altri due inediti. Gli anni successivi brillano della luce tutta speciale della musica condivisa tra amici: Daniele

Silvestri forma infatti un formidabile terzetto insieme ai suoi più fidati complici, Max Gazzè e Niccolò Fabi. I cantautori romani pubblicano nel settembre 2014” Il Padrone della Festa”, eccellente successo di critica e pubblico seguito prima da un fortunato tour europeo e poi da un altro ancora più acclamato tutto italiano.

Dopo due anni di musica di gruppo Daniele Silvestri è pronto a tornare sotto i riflettori in solitaria. Tocca al 2016 segnare un nuovo inizio per una carriera in continua evoluzione, pronta a raggiungere le altezze illuminanti degli” Acrobati”.

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