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Nero a metà live

09 Jun 2015

NERO A META’ LIVE

“ …vecchie canzoni, che sono entrate nella vita di tutti….

Vecchie canzoni, però noi siamo quelli di oggi “

Pino Daniele

            

L’atmosfera è quella calda e confortante di una riunione tra vecchi amici, legati da esperienze, risate e tanta, tanta buona musica. Quei legami che si fanno fratellanza eterna. Amici che decidono di ritrovarsi ancora per suonare insieme, per ripercorrere canzoni che sono diventate oramai patrimonio comune a tutti noi. Nasce così una jam session di grandissima qualità, musicisti affiatati, rodati ed entusiasti che suonano canzoni bellissime, rileggendole con nuova energia, talvolta nuovi arrangiamenti.

Questa esperienza unica è diventata un doppio cd: “Pino Daniele – Nero a metà live”, tratto dal concerto che l’artista partenopeo ha tenuto con la sua band a Milano il 22 dicembre 2014.

Protagoniste le canzoni dell’album omonimo del 1980 e altri grandi successi, più un inedito, “Abusivo” del 1975.

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Sul palco, insieme a Pino, ritroviamo quindi James Senese al sax, Tullio De Piscopo e Agostino Marangolo alla batteria, Ernesto Vitolo al piano e alle tastiere, coadiuvato dalla bravissima Elisabetta Serio, Rosario Jermano alle percussioni, Gigi De Rienzo al basso.

Apre il disco “A testa in giù”, e subito si scivola nelle piacevoli suggestioni della canzone, che si rifà quasi in toto all’originale del 1980. Il genio compositivo, lo stile unico, la grande classe, la capacità indiscussa di musicisti di grande caratura – Agostino Marangolo alla batteria, Vitolo al Rhodes, –‐ , sono messi in bella copia in questa canzone dall’andamento funky e dall’aria solare, rilassata, soffusa di leggerezza e di gioia. Un’autostrada di felicità, canta Pino Daniele, alternando l’italiano alla lingua napoletana, percorrendola tutta, e lasciando spazio anche ai nostri pensieri di spaziare, liberi, contagiati dalla sua luce.

Brano d’apertura scelto non a caso, perchè è di strada da percorrere e ripercorrere che parla il musicista, salutando il pubblico con quella sua voce gentile e personalissima. “I say I’ sto ‘cca” è coinvolgente, rilassata e divertita. Al piano Elisabetta Serio, le percussioni caratteristiche del pezzo sono affidate alle sapienti mani di Rosario Jermano.
Il funky soul più nero sposa la tradizione partenopea ,e suoni, ritmiche , parole si mescolano dando vita ad un bellissimo momento, la fisarmonica originale del pezzo di BrunoDe Filippi è ben rimpiazzata dalle tastiere Ernesto Vitolo.

L’atmosfera si fa più tirata con la grintosa “A me me piace ‘o blues”. Tastiere, basso e percussioni sostengono e incalzano la voce sicura e “nera a metà” del cantautore, fino all’inciso, aperto,solare, di questo brano che trasuda sangue passione sudore e musica allo stato puro.
Voglio di più” ha un testo bellissimo, importante. La band ricalca l’arrangiamento originale quasi alla lettera, mentre la voce di Pino Daniele a volte si affatica sulle note più alte mentre canta“voglio di più di quello che vedi, voglio di più di questi anni amari”, e chiude il brano con un bel solo alla chitarra elettrica.

L’atmosfera si fa più raccolta con” Resta, resta cu mme”. E’ uno stretto abbraccio col pubblico, un momento intimo, riscaldato dall’arpeggio della chitarra acustica. Il pubblico canta e unisce la sua voce a quella di Daniele, l’emozione è palpabile.

E questa sensazione di comunione ravvicinata continua con la splendida “Alleria”. Al basso acustico Gigi De Rienzo si muove con eleganza e calda discrezione, al piano Ernesto Vitolo in una grande performance. Jazz rarefatto, smussato e morbido. Il tappeto alle tastiere rende ancora più sognante questa splendida canzone.

Percussioni, tastiere e la maestria della chitarra acustica di Pino Daniele in “Apucundria”. Napoli e l’America sono più che mai fuse ed intrecciate in questa canzone, mentre con “Sulo pe’parlà” tutto è sospeso come in una preghiera al cielo.

Tullio De Piscopo entra in scena con “Na tazzulella ‘e cafè”, e si recupera quell’aria beffarda e sorniona tipica del popolo napoletano. E’ un blues classico, che continua con venature jazz in “I got the blues”, che ci regala anche un gioco di rimando tra chitarra e batteria davvero godibile. La voce di Pino Daniele riveste tutto e tutto permea di verace passione, di quieta eleganza, di musica con la M maiuscola.

Fin dalle prime note “Quando” è un’emozione che trascina e travolge il pubblico. Chitarra in primo piano, tastiere e la batteria discreta sostengono la bellissima canzone, che fu colonna sonora del film “Credevo fosse amore…invece era un calesse” . Ed è una stretta con l’amico Massimo Troisi quella che il pubblico percepisce, che tocca nel profondo.

Chiude il primo cd “Chi tene ‘o mare”, introdotta dal sax dell’amico e fratello James Senese. La canzone strappa il cuore grazie alla sua forza evocativa, alla malinconia insita in ogni singola nota . La canzone sembra finire in un istante, portata via dal vento, forse a ricordare che “Chi tene ‘o mare, ‘o sai, nun tene niente…”

Il cd 2 riapre con l’indedito “Abusivo”. Il brano –‐ racconta Rosario Jermano –‐ era nato nel 1975, e venne inciso su una musicassetta “arancione”, che, insieme ad altri pezzi venne poi presentata ai discografici. L’incontrò generò un contratto discografico, ma “Abusivo” non venne inserito in alcun disco. Detto provino è presente nella versione originale del 75 su Itunes e Spotify come bonus track, una vera chicca. Ma per la versione presente sul cd e sul vinile è stata proprio la band dei fedelissimi di Pino che si sono ritrovati in uno studio per risuonare il brano utilizzando le parti vocali originali rielaborando ed arricchendo questa storia che parla di povertà e precarietà, di dolcezza e rassegnazione, della mancanza di speranza di chi non ha altra scelta se non tirare a campà.

Sotto ‘o sole” si apre con un lungo solo di batteria di Marangolo, , poi il pubblico viene sommerso dal soffuso soul blues , in una declinazione di sofisticata “fusion”, dove Pino Daniele fraseggia con Senese in un affiatato duello. La band procede trasformando la canzone in una jam session, dove il cantante usa la voce come strumento al pari degli altri, fondendosi in un unico suono.

L’atmosfera torna a farsi rarefatta e delicata con “E so cuntento ‘e sta”, mentre “Quanno chiove”, tra le predilette del musicista, infonde sentimenti di malinconia e introspezione. L’esecuzione è fedele all’originale, e chiude col bel solo al sax di Senese.

Si torna ad un andamento più brioso con “Musica musica”, in “Nun me scuccià” risuona ancora il blues tanto caro all’autore, ed il pezzo si arricchisce di solo di tastiere e di chitarra, mentre per “Puozz passa’ nu guaio” ci si diverte a provare ritmiche reggae , che ben si adattano al testo agrodolce della canzone.

Funky blues per “Tutta n’ata storia”, impreziosito dal bellissimo riff di Senese nel ritornello. E’ la chitarra di Pino Daniele che apre “’O scarrafone”. Ritmiche caraibiche fuse ad atmosfere più soul fanno da tappeto a storie di ordinaria emarginazione, raccontate con beffarda ironia.

Il solo di Tullio De Piscopo diverte e coinvolge. Chiude l’opera “Yes I know my way”, Pino Daniele si congeda dal pubblico con questa bellissima canzone. Ancora ritmiche sposate a melodie in una fusione ritmica, sonora che cattura e rende assolutamente partecipe e felice l’ascoltatore.

Così ci saluta Pino Daniele, e le note di queste canzoni continuano a risuonare in un eco infinito e caro al nostro cuore.

Un musicista che ha saputo fondere come nessuno tradizione partenopea a sonorità d’oltremare, e che ha mescolato ironia e malinconia nei suoi testi, procurando sorrisi, commozione, aprendo la via a nuove forme della musica, che in pochi sanno seguire.

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