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LEGACYPEDIA 4.0 – SETTIMANA #3

28 Feb 2015

RINO GAETANO – NUNTEREGGAE PIU’

nuntereggae piu

Ironico, intelligente, narratore surreale, anarchico, irriverente e tagliente, Rino Gaetano, nella sua breve vita ha fatto in tempo a raccontarci di santi al rogo, di amore e di povertà, di rabbia sociale e di fratelli figli unici, regalandoci testi di grande spessore civile mascherati a volte da filastrocca o frasi improbabili da cartoon.

E nel 1978 pubblica il disco “Nuntereggae più”, che contiene tra le altre “Gianna” , che lo fece conoscere al grande pubblico.

L’album entrò in classifica e ci rimase per tre mesi.

Il disco si apre con “Nuntereggae più”, che gioca sul dualismo tra il ritmo della canzone, reggae, e l’assonanza delle parole.

La voce ruvida e il tono beffardo di Rino Gaetano denunciano politici corrotti, programmi televisivi che inneggiano a prosciutti e lotterie, personaggi del jet set che invadono le nostre vite con commenti, fotografie, mentre la gente non riesce nemmeno ad arrivare a fine mese.

L’unico modo per non scoppiare di rabbia e dolore è riderci su, ma, intanto, non mollare e parlarne.

Quarant’anni dopo è sorprendente ed amaro scoprirne l’attualità, così come amaro è il commento finale di Gaetano. Tra giocatori , stelline della tv ed industriali, “Ma chi me sente?, e allora amore mio je t’aime, mon amour” e tutto finisce a tarallucci e vino.

E denuncia sociale, ironica e salace è ancora presente in “Fabbricando case”. Qui il tono si fa duro, e la denuncia alla cementificazione selvaggia più leggibile. Probabilmente l’autore faceva riferimento alle speculazioni edilizie che negli anni 70 hanno sfigurato Roma,  ma questo fenomeno, come tutti gli altri raccontati dal cantautore, non ha mai cessato d’esistere.

Corista d’eccezione l’amico Francesco De Gregori.

“Stoccolma” si muove sui giochi di parole, ma alla fine è una esortazione ad andare via, fuori dalla melma e dalle “salme” di tutti i giorni. O forse rimane un ironico gioco scanzonato.

“Gianna” è una delle canzoni più note di Gaetano. Presentata al Festival di Sanremo, si piazza la terzo posto dopo Matia Bazar e Anna Oxa. In marzo il singolo arriva al primo posto nella hit e ci rimane per un mese.

Grande successo commerciale, sotto un motivetto facile ed accattivante si dice si nasconda ancora una volta un esempio di tagliente ironia, e questa Gianna che sostiene “tesi e illusioni” sembrerebbe essere ancora una volta la classe politica…

Ipotesi che sembrerebbe reale, perchè lo stesso Gaetano, in una intervista a “Discoring” , accennò al fatto di essersi ispirato a Majakovskji, che in alcuni scritti si beffava della corruzione dei politici del suo tempo, e fa riferimento all'”indossare uniformi con medaglie”, le stesse che sul palco dell’Ariston adornavano lo smoking del cantautore…

Le domande a raffica che concludono il brano e non hanno risposta sono fatte dai Pandemonium, gruppo culto degli anni ’70.

“Dans le chateau” è cantata in francese, e la fisarmonica che accompagna la canzone sembra voler sottolineare il carattere “francese” della composizione, In “Capofortuna”, la descrizione di un uomo politico è talmente aderente alle figure che oggi ci governano (in particolare, “un” politico, indovinate chi), da risultare sconvolgente.

“Cerco” chiude con “Nuntereggae più collection” il disco.

“Cerco” ha un testo introspettivo, un linguaggio delicato, fine.

Presenta immagini bellissime , aironi che si liberano nel cielo immenso e profumo di gigli. Rino Gaetano cerca spunti per fare la rivoluzione o per parole d’amore. E le trova negli occhi di lei, dove dimentica tutto il rancore.

Rino Gaetano ci ha provato e ce l’ha messa tutta. Spesso non è stato compreso appieno, più spesso sottovalutato. e se non fosse arrivato un’incidente d’auto a portarselo via a soli 31 anni, sarebbe ancora qui, a gridarci nelle orecchie , che “mentre il cielo è sempre più blu”, sotto il cielo succede di tutto.


BOB DYLAN – BLONDE ON BLONDE

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E’ difficile affidare a qualche aggettivo la descrizione di questo potente, geniale doppio album che Bob Dylan

pubblicò nel  1966, ritenuto a buon titolo “punto di svolta nella storia del rock”.

Mai prima di quel momento era stato concepito un album come un solo, tentacolare e approfondito discorso artistico. Mai prima di allora era stata concessa  ai testi  di  matrice rock un’attenzione così minuziosa, attenta.

Mai nessuno aveva osato un linguaggio così poetico e insieme criptico, psichedelico, multisignificante, visionario. Da poco tempo Bob Dylan aveva introdotto sonorità elettriche nella sua produzione. Il pubblico, abituato ad un Dylan di matrice “folk” era rimasto in un primo tempo spaesato.
Ma la pubblicazione di “Blonde on blonde” spazzò via ogni dubbio residuo e fu subito declinato a capolavoro assoluto, mai più superato nemmeno  dallo stesso Dylan. Il suono si fa duro, le chitarre affidate a Robbie Robertson taglienti, trascinanti.
L’organo di  Al Kooper, protagonista del disco, è geniale, frizzante, liquido. Il disco entrò nelle top ten in America e nel Regno Unito.

L’opera si apre con “Rainy day woman # 12&35”, un blues storto, chiassoso, in cui fiati sgangherati di sapore circense la fanno da padrone. La voce di Dylan è allegra, trascinante, in sottofondo risate e rumori.

Il testo, a doppia lettura, è per ammissione stessa dell’autore dedicato alle droghe, in particolare alla marujiana.

Il brano è stato rivisitato da moltissimi musicisti di pregio, conosciutissime le versione di Lenny Kravitz e Tom Petty.

Nel disco “Vivavoce” ,Francesco De Gregori, grande conoscitore ed amante della poetica dylaniana, ha traslato l’arrangiamento di “Rainy day women” sul suo brano, “Buonanotte fiorellino”

“Pledging my time” è un blues affidato all’armonica e ad un bel riff di chitarra, elettrica. Dylan si mette a nudo, non è più soltanto il menestrello delle ingiustizie, è un uomo, che sbaglia, che mostra i suoi difetti senza cercare spiegazioni e si racconta per come è.

E di poesia in poesia arriviamo alla ballad “Visions of Johanna”. Cinque strofe di amore , di flusso di coscienza, di immaginario stravagante ed allucinato, trascinante. In una costruzione/unione con la musica, Dylan si racconta, e si racconta con l’anima, e il cuore di chi ascolta si commuove.

 Ancora immagini di se’ ci regala nell’intenso “One of us must know”, la personalissima armonica dylaniana, il sostegno dell’organo di Kooper, Robbie Robertson impegnato alla chitarra sei corde ,   ci fanno scivolare verso il ritornello  che stupisce ed inchioda l’ascoltatore.

“I want you” è un pezzo  felice, fa pensare alle lunghe strade perse nella provincia americana, un viaggio on the road pieno di colori. E’ il brano che ebbe maggior successo dell’album, e la sua struttura semplice è in realtà un raro gioiello della musica americana. Sembra facile, per via della sua luce trasparente, ma come la luce ha tutti i colori. Dificile replicare una composizione così, che ha ispirato moltissimi autori.

E ancora a ritmo trascinante è “Stuck inside of mobile with the Memphis blues again”, in contrasto con il testo, oscuro e amaro, ispirato alle ballate folk tradizionali dove miti, leggende e religione sono mescolati e danno vita a visioni folli ed affascinanti.

“Leopard skin pill box-hat” ha toni scanzonati, gioca con le parole, è divertente, allegro, scatenato.

Si torna a cambiare tono con “Just like a woman”, dove Dylan diventa delicato, leggero, il brano è una ballata folk rock

Sostenuta con discrezione dagli arpeggi della chitarra e dalle tastiere.

“Most likely you go your way” è un blues commovente che racconta la fine di una storia d’amore, ma qualcuno vuole leggerci una sarcastica risposta alle critiche dei sostenitori del movimento folk alla sua svolta “rock”.

Doppi sensi a go go per il sensuale blues “Temporary by Achilles”, dove il cantautore brucia di passione, come in “I want you”,  mentre è ritmata e autoironica “Absolutely sweet Marie”.

“4th time around” si dice che sia una risposta a “Norwegian wood “ di John Lennon, o, ancora, che Lennon abbia decisamente preso ispirazione da Dylan per comporre la sua canzone. In qualche occasione Bob Dylan si è esibito cantando “4th time around” con la canzone di Lennon come sottofondo.

Si ispira a “good morning little  school girl”, un blues di Sonny Boy Williamson la canzone “Obviously 5 believers”, forse anche un omaggio ai suoi musicisti e il suo universo musicale.

Chiude l’opera uno dei brani più importanti di “Blonde on blonde”. “Sad eyed lady of lowlands” Bellissima composizione musicale, tra le più belle ed ispirate del poeta e musicista, dedicata a sua moglie Sara Lowndes, un inno amorevole alla figura femminile, commovente, vibrante ed altissimo.

Musica e parole di tutto questo doppio album appaiono ancora come una sfolgorante rivelazione che resta e si rinnova nel tempo, come solo i capolavori sanno fare.

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