The Stranger
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1. Movin’ Out (Anthony’s Song) 3:28
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2. The Stranger 5:08
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3. Just the Way You Are 4:49
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4. Scenes from an Italian Restaurant 7:35
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5. Vienna 3:32
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6. Only the Good Die Young 3:53
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7. She’s Always a Woman 3:19
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8. Get It Right the First Time 3:54
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9. Everybody Has a Dream 4:35
Billy Joel è, nell’immaginario musicale, il “Piano man”: come la sua canzone più famosa, quella che dà il titolo all’album del 1973, il secondo della sua carriera.
Oggi forse un tipo di percorso del genere non sarebbe più possibile – perché sebbene “Piano man” gli abbia dato credibilità e un primo accesso alle classifiche (top 30), a Billy Joel ci vollero 5 anni e altrettanti dischi per arrivare al successo.
E che successo: “The stranger”, il suo album del 1977, arriverà ad essere certificato 10 volte album di platino, ovvero 10 milioni di copie – solo negli Stati Uniti: un risultato che Joel supererà solo una volta, nel 1985 e non con un album di inediti, ma con “Greatest Hits Volume I & Volume II”.
E non solo l’album, ma anche le canzoni “Just the Way You Are” arriva al terzo posto della classifica dei singoli e vince due Grammy come canzone dell’anno e registrazione dell’anno. Altri due singoli da top 20: “Movin’ put” e “She’s always a woman” (entrambi al 17° posto) e “Only the good die young” (al 24°). Più una canzone che sarà considerata una delle migliori del suo repertorio, “Scenes from an Italian restaurant”.
Il Billy Joel del 1977 è maturato. Ha avuto il tempo di farlo, dagli esordi, e ha finalmente trovato il suo suono, meno introverso dei primi dischi, e non ancora dichiaratamente pop come negli anni ’80.
E c’è un nome dietro questo suono: Phil Ramone.
Inizialmente Joel pensò a George Martin, il produttore dei Beatles: i due si incontrarono, Martin espresse interesse in Joel, ma chiese di usare altri musicisti, non la band con cui il pianista si esibiva da anni. Non se ne fece nulla e la Columbia suggerì allora il nome di Ramone, un produttore classico ed esperto quanto Martin, ma newyorchese fino al midollo, come Joel.
Ramone, che alle spalle aveva lavori con Bacharach, Ray Charles, Bob Dylan, arrivava dalla produzione di un classico, “Still crazy after all these years”, il disco che consolidò la carriera solista di Paul Simon. Promise a Joel di valorizzare la sua band, il suo suono e la sua scrittura: i due sarebbero diventati di fatto inseparabili. Ramane lavorerà a con Joel fino a “The bridge” (1986), ovvero a praticamente tutta la carriera di studio, esclusi gli ultimi due lavori.
“The stranger” è un disco classico, ed è il suono più classicamente di Billy Joel, che poi a partire dal successivo “52nd street” virerà più sul jazz o a giocare con altri generi (come il pop-Motown di “An innocent man”). In questo senso, “Scenes from an italian restaurant” è un vero capolavoro, un racconto epico di 7 minuti e mezzo, una sorta di unione di tre canzoni diverse che costruisce una narrazione unica basata sul piano e sull’incontro di due vecchi compagni di classe.
Il resto della storia, si diceva, è noto: decine di milioni di copie vendute, Joel che diventa l’artista di punta della Columbia.
Ma “The stranger” rimane il suo disco più bello e famoso, e non solo per le vendite, ma proprio per la capacità di rappresentare al meglio attraverso queste canzoni uno dei più grandi autori americani di tutti i tempi.