The Seventh One
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1. Pamela 5:10
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2. You Got Me 3:10
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3. Anna 4:57
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4. Stop Loving You 4:29
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5. Mushanga 5:35
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6. Stay Away 5:28
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7. Straight for the Heart 4:10
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8. Only the Children 4:09
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9. A Thousand Years 4:50
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10. These Chains 4:57
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11. Home of the Brave 6:48
E’ il 1988, e i Toto sono una delle band più influenti del rock internazionale: con un susseguirsi di hit memorabili e massicci tour mondiali approdano al loro settimo lavoro in studio, appropriatamente denominato “The Seventh One”. Al microfono, come nel precedente “Fahrenheit”, c’è ancora Joseph Williams, figlio del leggendario compositore cinematografico John. Di lì a poco Williams si troverà a dover abbandonare la band per fare i conti coi propri demoni interiori da dipendenza – tornerà ufficialmente coi Toto nel 2010. Questo è anche il primo album a non vedere nella propria line-up ufficiale il nome di Steve Porcaro, che ha appena lasciato il gruppo per concentrarsi su progetti solisti ma continua a presenziare ai synth come ineguagliabile ospite.
Memori del successo intramontabile di un classico come “Rosanna” (pubblicato nel 1982), i Toto arricchiscono il fortunato filone delle power ballad intitolate a donne indimenticabili. Il primo singolo estratto da “The Seventh One”, nonché sua traccia d’apertura, è dunque “Pamela”, brano nato dall’unione di due composizioni rispettivamente di David Paich e Joseph Williams, la cui fidanzata si chiamava appunto Pamela. Il pezzo, ultimo hit statunitense da classifica nella storia dei Toto, ospita anche papà Porcaro, Joe, al vibrafono.
L’irresistibile “You Got Me” tradisce le frequenti collaborazioni (e la rispettiva influenza) di alcuni membri della band con Michael Jackson; “Anna”, invece, traccia un altro indimenticabile ritratto di donna immortale per mezzo della voce di Steve Lukather, gli archi sono affidati alla mano esperta di Marty Paich, padre del tastierista David.
Nei cori di “Stop Loving You” troviamo un ospite d’eccezione, Jon Anderson degli Yes. Nell’elettrizzante solo si fa notare anche la coloratissima Puffy, la nuova chitarra fatta costruire su misura da Steve Lukather poco prima della registrazione dell’album.
“Mushanga” è il racconto di un reporter lontano da casa, che tra miseria e sofferenze trova un sorriso di bambina tanto inatteso quanto coraggioso.
La muscolare “Stay Away” si avvale della complicità di due leggende del rock made in West Coast: Linda Ronstandt presta energicamente la voce nei cori, mentre alla lap steel troviamo David Lindley.
“Straight for the Heart” traccia vignette d’amore sorretta dal basso incalzante di Mike Porcaro, mentre “Only the Children” nasce come un rock graffiante (e attento al sociale) capace di mettere in risalto le imbattibili doti dei Toto strumentisti.
Anche “A Thousand Years” si contraddistingue per un testo impegnato, in questo caso in ambito ambientale. La musica era stata scritta un anno prima dal fratello di Williams, Mark, col titolo provvisorio di “Something Good”: ben presto Joseph l’avrebbe sottoposta all’ascolto dei compagni di gruppo ed un’entusiastica accoglienza del batterista Jeff Porcaro l’avrebbe poi eletta a nuova canzone dei Toto, con testo e piccole modifiche aggiunti da Joseph e David Paich.
Steve Lukather torna ad appropriarsi del microfono sulle note di “These Chains”, elegante e malinconico appello lanciato al volgere di una storia d’amore.
Il settimo capitolo della ricca storia dei Toto, ennesimo successo specialmente nelle classifiche europee, si conclude con il sapore epico di “Home of the Brave”, che vede alternarsi le voci di David Paich e Joseph Williams. L’atmosfera è da scena finale di un’intensa epopea cinematografica anni Ottanta: “you gotta remember”, insistono i Toto dalla cima di una gloria incancellabile.