Tambu
-
1. Gift Of Faith 7:23
-
2. I Will Remember 6:07
-
3. Slipped Away 5:16
-
4. If You Belong To Me 5:03
-
5. Baby He’S Your Man 5:40
-
6. The Other End Of Time 5:04
-
7. The Turning Point 5:25
-
8. Time Is The Enemy 5:40
-
9. Drag Him To The Roof 6:10
-
10. Just Can’T Get To You 6:10
-
11. Dave’s Gone Sking 4:59
-
12. The Road Goes On 4:26
-
1. Hold the Line 3:56
-
2. Africa 4:55
-
3. Rosanna 5:31
-
4. I Won’t Hold You Back 4:55
-
5. I’ll Be Over You 3:47
Il 5 agosto 1992, un mese prima dell’uscita del nuovo disco dei Toto “Kingdom of desire”, il batterista Jeff Porcaro viene colpito da infarto nella sua casa a Los Angeles, mentre sta usando un pesticida nel giardino di casa. Viene ricoverato all’Humana Hospital-West Hills dove muore poche ore dopo. Secondo la versione ufficiale la causa è una reazione allergica al pesticida, alcune testate citano l’autopsia che rivela che l’indurimento delle arterie è dovuto all’uso di cocaina (il sito ufficiale dei Toto riporta tutt’ora come causa del decesso la reazione al pesticida). Dopo la morte del batterista e co-fondatore dei Toto, la band medita se andare avanti. Decide infine di fare almeno un tournée e recluta Simon Phillips, session man inglese che ha lavorato con Jeff Beck, Jack Bruce, Who, Mike Oldfield. Durante i concerti, i Toto dedicano “With a little help from my fiends” all’amico scomparso. Il successo del tour, immortalato dal disco dal vivo “Absolutely live”, convince la band che c’è vita dopo la morte di Jeff.
Questa nuova vita comprende “Tambu”, primo album inciso dai Toto dopo questi eventi e dopo la serata-tributo a Jeff Porcaro con ospiti George Harrison, Eddie Van Halen, David Crosby, Donald Fagan, Don Henley, Michael McDonald e altri. Alcune canzoni dell’album vengono presentate in anteprima durante il tour europeo dell’estate del 1995. Alla batteria siede Phillips. Steve Lukather è nuovamente il vocalist principale, la produzione è curata da Elliot Scheiner, uno dei grandi ingegneri del suono americani, fra i co-autori delle canzoni compare più volte il nome di Stan Lynch, il batterista di Tom Petty che nel 1994 ha lasciato gli Heartbreakers. La lista dei musicisti che affiancano i cinque membri del gruppo è piuttosto lunga e va dai percussionisti Lenny Castro e Paulinho da Costa a Phillip Ingram e Ricky Nelson ai cori.
Sono lontani i tempi di “Africa”, ma anche il precedente “Kingdom of desire” sembra appartenere a un’altra epoca. La musica dei Toto è come sempre formalmente perfetta, ma anche stranamente malinconica. Il singolo-guida “I will remember” non è una canzone ad effetto, ma un pezzo d’atmosfera. E anche i brani corali sono attraversati da una lieve tristezza. Ogni suono è dosato perfettamente, ogni passaggio è eseguito con sapienza, con in evidenza parti eleganti di pianoforte di David Paich. La corista Jenny Douglas-McRae diventa seconda voce solista nel rock-soul vecchio stile “The turning point” e nella groovy “Baby he’s your man”. Lo strumentale fulminante “Dave’s gone skiing” deriva letteralmente da una session di scrittura a cui David Paich non partecipò per andare a sciare con la moglie.
Anche i testi tendono spesso alla malinconia, a partire dalle parole con cui inizia l’album: “Tanto dolore mi circonda, non vedo che disperazione. Dev’essere per forza così?”. I concetti di tempo, di anima e di sofferenza tornano più volte, così come si accenna alla possibilità di rovesciare le situazioni peggiori attraverso la fede. “Sei un’anima senza religione […] Sei un mondo di cieca ambizione”, recita il testo di “Slipped away”. “Guarda attraverso lo specchio. Entrerai in collisione con te stesso, dovrai rispondere alla tua coscienza”. Le parole dell’ultima canzone “The road goes on” (la versione giapponese include un pezzo in più, “Blackeye”) sembrano esprimere la decisione della band di andare avanti dopo la morte del batterista: “Ora vedo le cose in modo differente, dove sono diretto, da dove vengo. Mi sorprende il fatto che la strada non finisca mai”.
È David Paich a proporre il titolo dell’album, che evoca esotismo e avventura. Sulla cover, “Tambu” diventa il titolo di un romanzetto d’avventura dalla copertina a fumetti, come certi libri degli anni ’50. Il disco finirà per vendere 600.000 copie, mentre il singolo “I will remember” riporterà la band nella classifica del Regno Unito per la prima volta dopo dodici anni. E proprio l’Europa sarà al centro del tour di “Tambu”, album non a caso pubblicato prima del vecchio continente e poi negli Stati Uniti.