Random Access Memories
-
1. Give Life Back to Music 4:34
-
2. The Game of Love 5:21
-
3. Giorgio by Moroder 9:04
-
4. Within 3:48
-
5. Instant Crush 5:37
-
6. Lose Yourself to Dance 5:53
-
7. Touch 8:18
-
8. Get Lucky 6:07
-
9. Beyond 4:50
-
10. Motherboard 5:41
-
11. Fragments of Time 4:39
-
12. Doin’ it Right 4:11
-
13. Contact 6:21
L’album Random Access Memories dei Daft Punk è stato il caso discografico per eccellenza del 2013, osannato dalla critica e adorato dal pubblico. Il disco – pubblicato otto anni dopo Human After All – ha segnato il ritorno in pompa magna dei paladini della dance colta.
Ispirato dalle produzioni degli anni Settanta e Ottanta “Random Access Memories” è un’opera capace di rivelarsi nostalgica ma davvero innovativa. L’album si avvale di numerose ed importanti collaborazioni, la più decisiva delle quali è quella con Nile Rodgers, noto ai più come chitarrista ed anima degli Chic. Il musicista statunitense ha raccontato l’affinità riscontrata con il fare artistico dei Daft Punk: ha dichiarato di averli percepiti come musicalmente coetanei, e di aver apprezzato la loro capacità di guardare indietro per portarsi sempre più avanti.
Lanciato dalla travolgente” Get Lucky”, l’album si è dimostrato un disco complesso, stratificato, da ascoltare e riascoltare.
L’album si apre con Give Life Back to Music , la travolgente rivendicazione di un passato da riprendere in mano come unica possibilità per il futuro. La chitarre imbracciate dal fido Nile Rodgers e da Paul Jackson Jr. sono un concentrato di vitale dance classica, mentre i Daft Punk affidano la voce al vocoder per incitare chi è in ascolto a riabbracciare la giusta dedizione alla musica. E’ elettronica dalle tensioni rock, un fatto sottolineato dalla presenza dalla slide guitar suonata da Greg Leisz, segno di una direzione verso la più geniale contaminazione.
Un’atmosfera dai ritmi raffinati dà il via a The Game of Love, punteggiata dal basso di Nathan East. Ancora tramite vocoder, i Daft Punk cantano di un amore chiuso nel passato, ricordo di una storia finita. Le emozioni sono però raccontate da una voce robotica, sorprendente nel contesto rarefatto del pezzo , ma incredibilemte riuscita: suo instancabile ricercare il duo francese riesce a conferire una carica sentimentale, malinconica, ad una voce artificiale che, altrimenti, sarebbe stata destinata alla più completa freddezza.
Quello dei Daft Punk è un album dedicato alla memoria, e la sua terza traccia – la più lunga – è un’originale raccolta di memorie in musica. Non si tratta di memorie qualsiasi, ma del racconto biografico – fatto in prima persona, del pioniere della disco,” Giorgio Moroder”. Dai primi grandi sogni formulati a quindici anni alle intuizioni che lo porteranno al successo internazionale, Moroder si racconta,mentre in un sottofondo i Daft Punk mettono in pratica la lezione del maestro. Una lezione che si trasforma in una testimonianza in grado di parlare a qualunque musicista o aspirante tale: “Once you want to free your mind about a concept of harmony and music being correct, you can do whatever you want”.
“ Within “ è una composizione apparentemente minimale di profonda ricchezza. Il compito è affidato alle mani sapienti di Chilly Gonzales, elegantissime nel carezzare i tasti del pianoforte. Il resto è essenziale: movimenti delicati di basso e percussioni ed un canto ipnoticamente onirico affidato al vocoder .Una confessione sognante di chi ammette di non capire il mondo, di perdersi di fronte al presente fino a non riconoscersi più.
Proclamata dalla rivista Rolling Stone 58esima miglior canzone del 2013, Instant Crush ha un’atmosfera ’indie, resa possibile dalla collaborazione con un’icona del genere: si tratta del leader degli Strokes Julian Casablancas, qui presente in veste di coautore, cantante e chitarrista. Sebbene nascosta a sua volta dal vocoder, la voce di Casablancas emerge chiaramente indirizzando lo stile del brano. Il testo di Instant Crush, scritto dal musicista newyorchese, è nato su richiesta dei Daft Punk stessi: è la narrazione della storia in fondo sempre speciale di un amore estivo, totalizzante sul momento ma poi perso in un battito di ciglia, e mai dimenticato.
Si torna poi alle radici più tradizionali dei Daft Punk con il secondo singolo estratto dall’album, la divertita Lose Yourself to Dance. L’ispirazione è quella degli 80s più scanzonati, con una mescolanza di dance e funk . La canzone è firmata dai Daft Punk insieme a Nile Rodgers – ancora una volta decisivo alla chitarra – e ad un altro dei più geniali ed ispirati collaboratori del duo francese, Pharrell Williams. Il cantante usa un falsetto dal gusto retrò per quello che è un invito scanzonato – sottolineato da un ritornello insistente – a perdersi nella danza, diventare un tutt’uno con la scintillante pista da ballo.
Totalmente differente è la natura di Touch, un viaggio di più di otto minuti all’insegna di una sperimentazione interminabile, una ricerca continua, un suggestivo vagabondaggio musicale che non si pone limiti e cerca di indagare ogni possibile direzione. Fondamentale la presenza del cantautore Paul Williams, autore dell’ermetico testo che interpreta dando prova di tutta la sua abilità recitativa. Gli stessi Daft Punk hanno definito Touch il loro brano più complesso :duecentocinquanta diversi elementi – suoni fantascientifici e cori angelici, silenzi improvvisi ed esplosioni elettroniche – compongono quello che è un brano forse indefinibile, un invito all’esperienza da vivere con occhi chiusi e mente apertissima.
Irresistibile tormentone, Get Lucky è il brano che ha lanciato Random Access Memories e conquistato il mondo, guadagnandosi pure due tra i più prestigiosi Grammy Awards. Merito ancora una volta del quartetto vincente formato dai Daft Punk insieme a Nile Rodgers e Pharrell Williams. Proprio ai Grammy il brano ha provato una volta per tutte la propria natura di irresistibile contagiosità ed il suo notevole peso qualitativo: al momento della sua esecuzione durante la prestigiosa cerimonia sul palco si sono ritrovati i quattro autori insieme ad un ospite d’eccezione, Stevie Wonder. Altrettanto eccezionali erano gli spettatori che sono stati ripresi dalle telecamere mentre ballavano con trasporto: Paul McCartney e Ringo Starr, tra gli altri. Una bellissima prova di come Get Lucky, a differenza degli altri tormentoni attuali, sembra decisamente in grado di consegnarsi alla schiera dei classici.
Un’apertura orchestrale in grande stile diretta dal coautore Chris Caswell dà il via all’intensa Beyond.Tornano a cantare i Daft Punk mascherati dal vocoder. Quello che pronunciano è un bellissimo testo scritto da Paul Williams. Immagini e frasi dal notevole lirismo prensono forma cullati da una atmosfera rarefatta, impreziosita dalla magica steel guitar di Greg Leisz. Beyond rappresenta una pausa onirica ritagliata all’interno di un disco denso di idee, ritmi e stimoli.
I Daft Punk proseguono il loro viaggio con l’eterea Motherboard. Un altro brano che si avvale delle ariose orchestrazioni di Chris Caswell . I Daft Punk sono viaggiatori spaziali con caschi futuristici in testa, e allora il viaggio sonoro di Motherboard viene pensato come una composizione proveniente dall’anno 4000. L’atmosfera è sognante, tra sonorità futuristiche e classicheggianti.
Il ritmo si riaccende, l’atmosfera si addolcisce con le note di Fragments of Time, uno dei brani più apprezzati dell’album. Stavolta i Daft Punk si avvalgono della partecipazione del re della house Todd Edwards, presente al microfono ed in veste di coproduttore. Già collaboratore del duo francese, Edwards era stato invitato durante la realizzazione di Random Access Memories. La sua visita ai colleghi coincideva con le sessioni di registrazione in California. Un nuovo spunto per riallacciarsi alle raffinate produzioni anni Settanta californiane.
Una strizzata d’occhio finale al trend indie con Doin’ It Right, terzo singolo estratto dall’album. In questo caso i Daft Punk possono contare sulla complicità di Panda Bear, al secolo Noah Lennox, membro e fondatore della band statunitense Animal Collective. Lennox, coautore del brano,si mmuove sulle massicce fondamenta elettroniche costruite dai Daft Punk, che con le consuete vocalità robotiche contrastano il suo cantato di tendenza. La canzone è l’unico brano puramente elettronico di Random Access Memories: c’è solo il sintetizzatore a reggere tutto l’impeto di Doin’ It Right e ci riesce senz’altro.
L’uso di samples , finora evitato, è scelto per la canzone di chiusura, la spaziale Contact. Il brano si apre con la voce di Eugene Cernan, astronauta della missione Apollo 17, che annuncia l’avvistamento di un ignoto oggetto lampeggiante. “There’s something out there”, conclude Cernan, e da lì parte un forsennato viaggio cosmico di elettronica . La canzone è arricchita del campionamento di We Ride Tonight, della band australiana Sherbet del 1982. Sintetizzatori misti ad orchestrazioni rendono l’atmosfera una vertigine impressionante. E’ fantascienza in musica fatta da misteriosi uomini col casco. Una certa affascinante realtà i Daft Punk sembrano proprio averla trovata, scavando nel passato e preparandosi al futuro.