Not Of This Earth
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1. Not of This Earth 3:57
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2. The Snake 4:40
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3. Rubina 5:52
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4. Memories 4:00
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5. Brother John 2:07
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6. The Enigmatic 3:25
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7. Driving at Night 3:30
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8. Hordes of Locust 4:55
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9. New Day 3:56
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10. The Headless Horseman 1:50
Prima dei palasport pieni per i virtuosi della chitarra, prima dei tutorial su YouTube, prima del culto degli shredder, prima del G3 c’è stato “Not of this earth”. È il debutto sulla lunga distanza di Joe Satriani, dieci strumentali che ne mostrano il talento di musicista e arrangiatore. È il 1986 e c’è già tutto: lo stile chitarristico melodico, persino cantabile in certi momenti, la tecnica stupefacente, l’estro, la sfacciataggine che porta a provare soluzioni inusuali. Come recita il titolo, è una cosa dell’altro mondo.
Il chitarrista che pubblica “Not of this earth” è sconosciuto ai più. Due anni prima ha dato alle stampe un ep intitolato “Joe Satriani” subito uscito di catalogo, ma la carriera discografica resta un sogno per il musicista che per campare dà lezioni in un negozio di strumenti musicali. A Westbury, New York, ha insegnato i suoi trucchi a un giovane Steve Vai. Da quando si è trasferito a San Francisco, ha insegnato a Kirk Hammet dei Metallica, Larry LaLonde dei Primus, David Bryson dei Counting Crows, Alex Skolnick dei Testament. Intanto suona con una band locale chiamata Squares e si unisce brevemente alla Greg Kihn Band prima di registrare l’album il debutto agli Hyde Street Studios di San Francisco, all’inizio del 1985.
Satriani scriverà che il suo scopo “era fare un disco chitarristico che potesse essere apprezzato da tutti”, ovvero “non solo un album di grande tecnica, ma un disco con dentro della vera musica”. Non è un modo dire: fin dalla traccia d’apertura che dà il titolo al lavoro, Satriani coniuga tecnica e feeling, stile e fluidità. Il suo magnifico legato e il suo tipico sound sono già formati. La title track, in particolare, è basata sulla pitch axis theory che consiste nel fissare un centro tonale (in questo caso una nota bassa di Mi) e nel fare ruotare attorno per così dire le altre note organizzandole in diversi modi musicali (eoico, lidio, misolidio, ecc). A un orecchio abituato alle scale e agli intervalli tipici del pop, il risultato suona originale e lievemente spiazzante, ma non respingente perché Satriani sa che è sottile la linea che separa l’eccesso dal senso di libertà derivante dal maneggiare con abilità teoria e pratica musicale.
Affiancato dal produttore e fonico John Cuniberti, Satriani spazia fra gli stili: il funk-rock alla Prince con echi di fusion di “The snake”; la ballata romantica “Rubina” dedicata alla moglie; il pop-rock anni ’80 di “Driving at night”; il riff metal di “Hordes of lucusts”. Il chitarrista utilizza un’altra scala inusuale in “The enigmatic”, un pezzo che “nessun altro era tanto coraggioso o stupido da incidere”, gioca con i timbri in “Memories”, interpreta in solitudine “Brother John” per poi chiudere l’album con il breve country circense di “The headless horseman” suonato con la tecnica del tapping a due mani. A differenza di altri colleghi, Satriani non ha il culto della chitarra o dell’amplificatore d’annata. “Entrai in studio senza neanche portarmi un ampli”, dirà a Music Radar. “In quel periodo ero veramente stanco del culto del vintage. Insegnavo presso un negozio di strumenti dove la gente entrava e diceva cose tipo ‘Oh, guarda questa chitarra, è un modello del ’54, ma le viti sono del ’56’ oppure ‘Ti pago il doppio se trovi le viti giuste’. Tutta gente che spendeva più soldi di quelli che avevo mai visto in vita mia e non sapeva suonare”.
Satriani sa suonare, eccome. Le sue ambizioni, però, superano le sue capacità economiche. Non potendosi permettere una produzione d’alto livello, suona anche basso, tastiere e percussioni, lasciando la batteria a Jeff Campitelli e Cuniberti, e proprio la parte ritmica a volte eseguita a tratti in modo meccanico spinge molti a pensare di ascoltare una drum machine. Nonostante i limiti del sound, “Not of this earth” contiene tutti gli elementi che renderanno grande Satriani, è l’album che annuncia la nascita di una nuova star. Il chitarrismo rock varca un’altra frontiera e trova un nuovo profeta. Ed è solo l’inizio.