Morning View
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1. Nice To Know You 4:43
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2. Circles 4:09
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3. Wish You Were Here 3:31
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4. Just A Phase 5:30
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5. 11 am 4:13
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6. Blood On The Ground 4:34
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7. Mexico 4:19
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8. Warning 4:39
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9. Echo 3:34
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10. Have You Ever 3:15
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11. Are You In? 4:24
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12. Under My Umbrella 3:29
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13. Aqueous Transmission 7:47
Il nome dell gruppo ha spesso generato qualche fraintendimento. Gli Incubus non sono una band di metallari del nord Europa. Anzi, so sono formati nel posto più solare del mondo, in California. E nel posto più solare della California, Malibu, hanno dato vita al loro disco più noto e riuscito, “Morning View”, del 2001.
Quando arriva il 2000, gli Incubus sono già una band rodata, con tre dischi alle spalle un successo mainstream. Brandon Boyd, Jose Pasillas, Mike Einzinger e Alex Katunich sono amici fin dai tempi della scuola, e formano la band nel ’91. Sono gli anni del “crossover”, del rock sporcato con il funky: i ragazzi assorbono la musica che gira intorno, mettendoci del proprio, aggiungendo un DJ alla formazione. Nel ’99 “Make yourself” è un successo per radio e TV e di vendite, proprio grazie a questa formula: “Drive” è una ballata obliqua, sporcata da beat e scratch.
Per il disco successivo si rinchiudono in una casa sulla costa della California, a Malibu: l’indirizzo è Morning View Drive, che finirà per dare il titolo al disco. L’idea è quella trovare la musica attraverso il relax, senza dover prendere la macchina per andare in studio come se fosse un lavoro normale, e poter andare in spiaggia, se serve. Pura California, insomma.
“Morning view” arriva nell’autunno del 2001. E’ la perfetta rappresentazione di un suono strano e ibrido, e per questo unico. Un forte crossover che rimanda ai conterranei Red Hot Chili Peppers ed è debitore del rock anni ’90, assieme a suoni elettronici e scratch, ma senza gli eccessi – in tutti i sensi – di band come i Limp Bizkit. Una band dalla faccia pulita, come quella del cantante Brandon Boyd, ma con un doppio fondo, come indica il nome.
Nell’album, il rock di “Wish you were here” (nessuna relazione con la famosa canzone dei Pink Floyd) si mischia con le atmosfere di “Just a phase”, che parte in acustico ma prosegue con aperture irregolari fatte di archi e interventi di turntable. In “Mexico” provano a ripetere lo schema di “Drive”, ma il momento migliore dell’album è “Are you in?”, la canzone più solare ma sostenuta da un basso funky sui cui si innesta un giro di chitarra fino all’assolo, sporcato dagli interventi del DJ. La California di inizio anni zero ha il suo suono
L’album diventerà il più venduto della band: dritto al secondo posto della classifica di Billboard, 266,000 copie vendite nella prima settimana, platino a dicembre del 2001, a neanche due mesi dalla pubblicazione, con le vendite che lo attestano tra i 40 dischi più venduti anche del 2002.
E’ l’apice della band, che dopo il tour perde qualche pezzo: se ne va il bassista Alex Katunich, qualche lite interna e con l’etichetta, tre anni per dare un seguito e dopo una carriera discontinua – con Brandon Boyd che tenta anche la carta solista a fine decennio, prima del ritorno negli anni ’10. “Morning view” rimane il disco più significativo di una band rock ma ibrida