I Buoni e I Cattivi
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1. 2:45
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2. Un giorno credi 3:37
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3. La Bandiera 4:52
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4. Facciamo Un Compromesso 4:01
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5. Bravi Ragazzi 3:35
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6. Che Fortuna 1:20
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7. In Fila Per Tre 3:52
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8. Uno Buono 5:57
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9. Tira A Campare 3:25
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10. Arrivano I Buoni 4:09
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11. Salviamo Il Salvabile 4:10
Edoardo Bennato ha alle spalle un disco, “Non farti cadere le braccia”, che ha ottenuto il plauso della critica musicale e l’attenzione del pubblico, quando nel 1974 torna con “I buoni e i cattivi”, album che anticipa le caratteristiche che ricorreranno nelle produzioni musicali future del cantutore.
Ironia, sarcasmo, istintività , analisi lucida dei vizi e i malcostumi, le ipocrisie e le debolezze del Belpaese, sound che mescola generi diversi, rock, pop, folk, classica, questi i punti di forza, del tutto nuovi sulla scena musicale italiana del periodo di un artista che ha molto da dire.
In copertina sono raffigurati due carabinieri di vecchio stampo collodiano, che anticipano quella capacità tutta particolare di Bennato di usare le fiabe per bambini come metafora della realtà quotidiana, che svilupperá con i dischi successivi.
Intanto i due carabinieri in copertina, ammanettati vicendevolmente , riassumono perfettamente il tema de “I buoni e i cattivi”; chi sono i cattivi? E i buoni, da che parte stanno? Siamo sicuri che i buoni facciano del bene? A chi? E fino a quando saranno buoni?
L’album si apre con l’effervescente e trascinante “Ma che bella città “. Bennato, one man band, porta avanti il pezzo con l’energia della chitarra acustica, l’armonica, il kazoo. La voce canta, grida, volteggia sulle note, fa capriole con vocalizzi inusuali sull’andamento country della canzone, che racconta i controsensi, le solitudini della città , le sue mezze verità .
“Un giorno credi” , bellissima canzone che continua a conquistare generazione dopo generazione,conta su una orchestrazione sontuosa, gli archi e i fiati sottolineano la malinconia del testo, che parla di disillusione, di cadute e di dolori che travolgono la vita, e della forza che bisogna trovare in se stessi per rialzarsi e continuare , più forti di prima, a camminare.
Il bel testo di questa canzone è di Patrizio Trampetti, componente della Compagnia di Canto Popolare, e la musica di Eugenio Bennato.
Si torna ad un arrangiamento country blues, essenziale, solo,chitarre e armonica a bocca ne “La bandiera”. Bandiere diverse come sinonimo di culture diverse, che non si capiscono, non si integrano, e finiscono per odiarsi, tema che purtroppo non è passato di moda.
“Facciamo un compromesso” è una ballad morbida, una canzone d’amore , caratterizzata dalle percussioni di Tony Esposito.
Si torna a toni più chiari con “Bravi ragazzi”. Il fraseggio di Bennato non rispetta la metrica, inserisce le frasi, le spinge a forza, ed il risultato è piacevole, divertente. Chitarre e mandolino, suonato da Eugenio , fratello, autore e musicista, sostengono il testo ironico, che tratta ancora della dicotomia buoni e cattivi, e chissà chi vincerà mentre tutti noi, bravi ragazzi, stiamo li buoni buoni ad aspettare che si decida per noi..
“Che fortuna” poggia ancora su un arrangiamento stringato, soltanto chitarre acustiche,
mentre con “In fila per tre” , celeberrima, si torna agli arrangiamenti da orchestra sinfonica. Bennato gioca con le parti, istrionico, grandioso, impersonando di volta in volta i cattivi maestri che ci educano fin da bambini ad essere tutti uguali, a non discutere gli ordini, a non provare strade diverse da quelle già percorse, e in caso a sacrificarsi.. Per gli ideali di qualcun’altro.
Negli anni 70 si diceva che Bennato avesse dedicato “Uno buono” a Giovanni Leone, allora Presidente della Repubblica. L’arrangiamento prorompente , brillante, le chitarre convulse, le percussioni martellanti, fanno da sfondo al testo, che si rivolge ad un uomo che non si preoccupa del suo forte accento napoletano, e che forse riuscirà a cambiare le cose , a ricordare da dove viene, e a ricordare che davvero dovrà fare qualcosa. Se davvero è “uno buono”…
“Tira a campare “è strappacuore, parla di Napoli, “stanca ammalata, che va di male in peggio. Ma è bella, è la mia città “. Tira a campare dicono, rassegnati, i suoi abitanti, perché in fondo credono che non cambierà mai. Canzone d’amore per la propria terra, e per i suoi abitanti, schiacciati da anni di abusi e malcostumi. Una terra difficile, eppure piena di umanità , che non perde il suo fascino ammaliante.
“Arrivano i buoni”: ancora accompagnato da chitarra acustica e kazoo, Bennato ironizza sull’arrivo dei buoni, un sindaco, un presidente, un assessore, che dichiara ogni santa volta che sarà l’inizio di una nuova era, che gli sprechi e furti sono finiti, che le idee sono chiare, e i cattivi verranno cacciati. Solo che poi, una volta insediati, i cattivi diventano loro, e il girotondo ricomincia…
Scrive, suona e canta come un vero musicista da strada, Bennato, irriverente, allegro, sarcastico, e ci spinge a pensarci su.
Chiude il disco “Salviamo il salvabile”.
Siamo tutti sulla stessa barca, tutti impegnati a salvare la pelle senza guardarci in faccia, salti chi non ce la fa. Siamo in tanti? Siamo troppi? Chi ci salverà ? Che ci importa di chi resta indietro? Peggio per lui. Con questa canzone che mostra ancora una volta , con leggerezza, esuberanza appassionata , quanto siiamo piccoli e fallaci, quanto giriamo intorno alle cose senza affrontarle mai, e quanto sarebbe bello un mondo migliore, se solo ci fermassimo a pensarci su…