Eye In The Sky
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1. Sirius 1:57
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2. Eye in the Sky 4:35
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3. Children of the Moon 4:49
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4. Gemini 2:09
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5. Silence and I 7:17
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6. You’re Gonna Get Your Fingers Burned 4:19
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7. Psychobabble 4:50
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8. Mammagamma 3:34
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9. Step By Step 3:52
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10. Old and Wise 4:57
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11. Sirius 1:53
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12. Old & Wise 4:31
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13. Any Other Day 1:40
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14. Silence & I 7:33
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15. The Naked Eye 10:47
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16. Eye Pieces 7:51
Nel 1982 il collettivo di musicisti noto con il nome di Alan Parsons Project diede alle stampe il suo sesto album, destinato a diventare il più grande successo del gruppo.
Anche Eye in the Sky fu registrato agli Abbey Road Studios, proprio dove Alan Parsons aveva mosso i primi passi come tecnico del suono lavorando alla produzione di storici capolavori (tra gli altri, Abbey Road e The Dark Side of the Moon). Il suo capolavoro è da identificare proprio con Eye in the Sky, straordinaria intesa tra l’estro ambizioso del Project e l’efficacia di melodie pronte a diventare tra le più conosciute ed apprezzate di un soft rock improntato al prog.
Eye in the Sky è un viaggio da scoprire e riscoprire, una rivelazione di mondi interiori ed esteriori dal fascino senza tempo.
Sicuramente Alan Parsons ed Eric Woolfson, al momento della composizione di Sirius , che apre l’album, non potevano immaginare il successo che lo avrebbe avrebbe investito .Ma a dispetto dell’atmosfera eterea e della produzione raffinata, Sirius è diventata un must dei più disparati incontri sportivi americani e inglesi, una presenza fissa in film, serie tv e spot pubblicitari. Ovunque la si
(ri)trovi, Sirius è l’ideale colonna sonora delle grandi occasioni, l’ingrediente irrinunciabile quando c’è da creare l’atmosfera per un inizio in pompa magna.
Sirius lascia la scena a Eye in the Sky, il più grande successo degli Alan Parsons Project. Canta Eric Woolfson, che insieme ad Alan Parsons è autore di tutte le tracce dell’album. La narrazione è affidata ad un amante, forse onnipotente , in grado di prevedere ogni mossa ed ogni pensiero dell’intero mondo sottostante. E’ come se, per mezzo della voce assorta di Woolfson parlasse l’occhio di Horus
rappresentato nella copertina dell’album.
Uno slancio ritmico ci accompagna nel mondo fantastico di Children of the Moon. Stavolta al microfono c’è il bassista del Project, David Paton. Quello della canzone è un vagabondaggio immaginifico fatto di frasi evocative. La canzone cerca di risvegliarci dal torpore delle sonorità dei brani precedenti: allora il ritornello di Children of the Moon diventa una incitazione, una scossa aiutata dall’incedere energico di batteria e trombino.
L’album torna poi nella propria forma di sogno in musica sulle note di Gemini. A cantare stavolta c’è Chris Rainbow, frequente collaboratore del gruppo: alla sua voce è affidata l’elencazione di sensazioni ed azioni sospese in un sortilegio sussurrato. I suoni si muovono nelle più delicate atmosfere prog, rivelando magie cristalline.
I tempi si dilatano con quella che è forse la canzone più emozionante dell’intero album, Silence and I in cui Il Project torna ad affidarsi alla voce dolente di Woolfson per raccontare il mondo dal punto di vista di un uomo dalla sensibilità estrema. Protagonista di questo brano è la capacità di saper leggere tra le righe della realtà quotidiana.L’elegante esplosione musicale fa da voluto contrasto al Silence
compagno e complice del protagonista, e cerca così di raccontare quanta ricchezza si nasconda nei silenzi delle anime sensibili.
Un nuovo salto stilistico, ed è il momento di You’re Gonna Get Your Fingers Burned, contrappunto scanzonato alle introspezioni pensose di Silence and I. La ritrovata energia -‐ pop rock in salsa 80s -‐ è
un’ulteriore conferma dell’eclettismo dei membri dell’Alan Parsons Project. Con You’re Gonna Get Your Fingers Burned il gruppo si diverte e diverte, guidato dalla voce trascinante del cantante Lenny Zakatek. Con Psychobabble troviamo invece al microfono Dave Terry, l’”Elmer Gantry” della band inglese Elmer Gantry’s Velvet Opera. La sua performance è sferzante, l’energica punta di diamante di un brano che dona all’album un groove irresistibile. Particolare menzione merita il tosto lavoro al basso di David Paton. Le tastiere rincorrono le loro origini prog, ritmiche e voce giocano con un’attitudine rock, ed il tutto è amalgamato dallo spirito degli anni Ottanta più divertiti.
Mammagamma è di nuovo una parentesi strumentale. L’incedere convinto di basso e batteria fa da tappeto alla chitarra di Ian Bairnson e di tastiere e synth suonati ecletticamente dai due autori Parsons e Woolfson. Suggestiva ed avvincente, Mammagamma sembra sottolineare con fierezza che non ha bisogno di parole: pensa a tutto la musica, capace di dipingere le fantasie più incredibili col
solo potere dell’evocazione. Un’introduzione affidata ad un basso sognante, e poi la voce di Lenny Zakatek dà il via ad una Step by Step che sa dividersi tra le riflessioni introspettive del testo e l’energica sollecitazione della musica.
“Move, move” incita Zakatek supportato dall’impegno pressante dei cori…Step by Step è una nuova scossa dal torpore , un invito all’azione travolgente e cerebrale. Per il finale ,Old and Wise raccoglie pensieri e confessioni alla fine di un lungo percorso. In questo caso, l’avventura in questione è la vita. La musica è più che mai teatrale ed il testo, così toccante, è affidato alla voce matura di un’ospite d’eccezione:Colin Blunstone, il frontman degli Zombies. Old and Wise è soprattutto il saluto di un album che sulla vita ha voluto riflettere in profondità.