Darwin!
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1. L’evoluzione 13:57
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2. La conquista della posizione eretta 8:41
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3. Danza dei grandi rettili 3:39
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4. Cento mani e cento occhi 5:20
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5. 750.000 anni fa… l’amore? 5:36
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6. Miserere alla storia 5:56
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7. Ed ora io domando tempo al tempo ed egli mi risponde…non ne ho! 3:26
Nello stesso anno, 1972, il B.M.S. pubblica il primo e omonimo album, meglio conosciuto come “Salvadanaio” per la copertina sagomata come un vecchio salvadanaio di terracotta, che è considerato uno dei capolavori indiscussi del rock internazionale, non solo progressivo. Difficile per chiunque pubblicare il secondo disco, soprattutto con un simile predecessore, ma
il Banco riesce ad andare oltre con Darwin!, lavoro compatto e variegato al tempo stesso, oscuro e romantico, dove non c’è confine netto tra la cultura classica italiana e il rock di derivazione anglofona.
Nel corso degli anni il suo fascino non è stato scalfito, come dimostrano gli attestati di stima dagli appassioni a livello internazionale quando si parla del rock di quella stagione straordinaria. D’altronde il risultato non poteva che essere eccellente quando le composizioni hanno la creativa consistenza di L’evoluzione, La conquista della posizione eretta, Danza dei grandi rettili, Cento mani e cento occhi, 750.000 anni fa…l’amore?, Miserere alla storia: “Ed ora io domando tempo al tempo ed egli mi risponde… non ne ho!”. Vittorio Nocenzi, l’anima del gruppo dopo la scomparsa di Francesco “Big” Di Giacomo il 21 febbraio 2014, parla proprio di “Darwin!: “Sono cambiate molte cose dal 1972, quasi mai in meglio, anche per il frenetico scorrere dei minuti di questa vita sempre più stravolgente. Molte domande di Darwin! sono adeguate ai tempi che viviamo. Tutto è troppo strillato ma ormai nessuno ci fa caso, ci si anestetizza alle grida d’allarme su questo nostro pianeta martoriato. Noi non vogliamo che queste grida rimangano inascoltate, almeno tra le persone di buona volontà, e ce ne sono molte: fortunatamente non tutti si abituano e si adeguano allo stile di vita che sta massacrando tutto e tutti, presente e futuro. Nel 1972 c’interrogavamo e ci rispondevamo sull’evoluzione, oggi sull’involuzione. In particolare l’Occidente mi pare sia messo male, pochi valori e pure confusi. Il punto esclamativo costituiva lo sprone a guardare tutto con gli occhi della scienza e a combattere le regole codificate e che non permettevano l’evoluzione in molti campi. Allora il Banco aveva appena inciso e pubblicato il Salvadanaio, album antimilitarista contro le follie dell’uomo, diretto nelle musiche e nelle liriche; la band preferiva scrivere senza strettoie e costrizioni. Il nostro produttore, Alessandro Colombini (Equipe 84, Lucio Battisti, Maxophone, Formula 3, Antonello Venditti, Premiata Forneria Marconi, Edoardo Bennato), suggerì come tema unitario la teoria dell’evoluzionismo e l’argomento piacque a tutti, così fu Darwin!. Comunque nelle composizioni l’evoluzionismo è una metafora, non un trattato scientifico, significa “prova a pensare un po’ diverso, senza paraocchi”; la conquista del pianeta, il vulcano, l’eruzione, le melodie cromatiche e nell’attimo stesso di tirarsi in piedi la conquista della dignità, l’uomo così riesce a guardare lontano. Cento mani, lo scontro dell’individuo e il gruppo, il pericolo d’essere soli ma anche il limite. 750.000 anni e l’amore, cosa c’è di più attuale dello scimmione che resta nascosto a contemplare l’oggetto del proprio amore per paura di essere pugnalato dal rifiuto. Ieri, oggi, il cerchio della vita che si chiude e io domando tempo al tempo che mi risponde non ne ho. Rinnegare il passato, qualunque esso sia, non appartiene al nostro modo di vivere. La nostra musica deriva dal nostro modo di essere, non seguiamo mode e tendenze, non esistono calcoli a tavolino. Il progressive rock, quando nacque, fu, per sua stessa natura, musica di ricerca e stravolgimento di stili esistenti. Dalla canzone tre minuti e via si passò alla suite, dal beat alla sperimentazione con la musica classica. Le nostre radici sono diversificate e profonde, salde, anche se le mie in particolare risalgono alla passione per la musica classica dell’800 sinfonico e post-romantico, pur se amavo, e amo, Beethoven e Schoenberg, Bach e Stravinskij. Alcune volte l’artista può dimenticare il raro privilegio di poter scatenare tempeste emotive, anche profonde, nelle anime e nelle menti di chi lo ascolta; credo sia uno dei fattori più stimolanti nel comporre e suonare la tua musica, solitamente quella in cui credi veramente. I suoni della musica sono la tua realtà e quella di chi l’ascolta. Con la musica è possibile dipingere una tela infinite volte, trovare infinite chiavi di lettura; la musica, come ogni forma d’arte, deve essere vissuta, non solo da chi la compone, con la testa e con il cuore. Non bisogna usare sempre la ragione ma neanche solo la pancia per ascoltare le vibrazioni immediate. Bisogna entrarci dentro e lei, infine, arriva”. Con Darwin! fu così…