Because Of The Times
-
1. Knocked Up 7:10
-
2. Charmer 2:56
-
3. On Call 3:21
-
4. McFearless 3:09
-
5. Black Thumbnail 3:59
-
6. My Party 4:10
-
7. True Love Way 4:02
-
8. Ragoo 3:01
-
9. Fans 3:36
-
10. The Runner 4:16
-
11. Trunk 3:57
-
12. Camaro 3:06
-
13. Arizona 4:50
Tre fratelli, i Followill: Caleb alla voce; Nathan alla batteria, Jared, al basso. Con loro il cugino, Matthew alla chitarra. Una famiglia del profondo sud, che arriva da Franklin (Tennessee) diventa una delle più grandi realtà del rock americano degli anni zero, i Kings of Leon nel 2000
Non solo il luogo da cui arrivano è poco rock, ma anche la loro storia: il padre si chiama Leon. E’ la sua figura che dà il nome alla band: un pastore pentecostale che li cresce praticamente on the road, svezzandoli su un’auto in giro per la parte meridionale degli Stati Uniti.
Il primo EP è del 2001, e poco dopo il primo album “Youth & young manhood” – entrambi prodotti da Ethan Johns, stretto collaboratore e alter ego di Ryan Adams. Anche per Ethan, il rock è una questione di famiglia: suo padre, il grande Glyn Johns ha lavorato come ingegnere del suono e produttore con gente come Rolling Stones, Eric Clapton, Led Zeppelin e gli Who.
Al primo disco la band è già un fenomeno, e “Aha shake heartbeat” consolida la loro fama e il loro stile, un southern rock rivisitato per i tempi contemporanei, con spirito indie La formula piace soprattutto in Europa, prima che negli Stati Uniti e i riscontri di vendite sono ottimi soprattutto in U.K., dove il gruppo arriva in top 5.
“Because of the times” è il disco della consacrazione, e arriva dopo che la band è stata chiamata ad aprire alcune date del tour mondiale degli U2 nel 2006 .
La band lavora nuovamente con Ethan Johns: il produttore li mette in condizione ncora una volta, di essere liberi. Si sentono echi degli U2, senza dimenticare le origini: la famiglia Followill unisce Nashville con il rock, le chitarre acustiche con quelle elettriche, e se ne fregano delle aspettative, dando il benvenuto all’ascoltatore con “Knocked up” un pezzo di ben sette minuti, che racconta di un’auto e una ragazza incinta. “She don’t care what her mama said/She’s gonna have my baby”. Donne e motori? Disperazione on the road? La voce strozzata e urlante di Caleb Followill in “Knocked up” racconta una pillola di saga americana, una ‘fuitina’ del West in cui il più antico dramma del mondo diventa avventura, sfida e orgoglio.
L’esperienza di 7 anni si fa sentire, ma si mischia all’urgenza di una band che sembra ancora esordiente. Un gruppo privo di timori reverenziali, inibizioni e schemi fissi, difficile da incasellare in qualche categoria, forte di fondamentali migliori ma ancora priva di quella cultura musicale che ne impaccerebbe le intenzioni e i movimenti.
Il singolo “On call” rende abbastanza bene l’idea, con quella miscela di roots rock sporcata da accenti punk, interpretata da una garage band sempre più in controllo.
A partire da queste scelte, “Because of the times” diventa così il migliore disco del gruppo a quel momento: un album che “consolida i Kings Of Leon come una delle grandi band americane di questi tempi”, come scrive l’NME. Il disco li porta al numero 1 in Inghilterra e alla soglia della top 20 in America. Arriveranno nella top 5 in patria nel 2008, con “Only by the Night”, pubblicato appena un anno mezzo dopo. Ma “Because of the times” rimane il simbolo dell’ascesa di una grande realtà del rock americano.