Be Here Now (Remastered)
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1. D’You Know What I Mean? 7:44
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2. My Big Mouth 5:11
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3. Magic Pie 7:10
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4. Stand by Me 5:55
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5. I Hope, I Think, I Know 4:22
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6. The Girl in the Dirty Shirt 5:49
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7. Fade In-Out 6:51
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8. Don’t Go Away 4:48
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9. Be Here Now 5:12
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10. All Around the World 9:19
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11. It’s Gettin’ Better (Man!!) 7:03
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12. All Around the World (Reprise) 2:04
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1. Stay Young 5:08
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2. The Fame 4:36
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3. Flashbax 5:09
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4. (I Got) The Fever 5:15
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5. My Sister Lover 5:59
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6. Going Nowhere 4:42
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7. Stand by Me 6:03
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8. Untitled 4:38
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9. Help! 3:45
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10. Setting Sun 3:56
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11. If We Shadows 4:53
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12. Don’t Go Away 3:43
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13. My Big Mouth 5:21
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14. D’You Know What I Mean? 7:23
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1. D’You Know What I Mean? 7:16
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2. My Big Mouth 5:17
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3. My Sister Lover 6:09
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4. Stand by Me 6:01
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5. I Hope, I Think, I Know 4:11
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6. The Girl in the Dirty Shirt 5:23
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7. Don’t Go Away 4:18
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8. Trip Inside (Be Here Now) 3:35
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9. Fade In-Out 6:00
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10. Stay Young 4:59
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11. Angel Child 4:28
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12. The Fame 4:45
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13. All Around the World 6:31
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14. It’s Gettin’ Better (Man!!) 6:39
La terza parte di una storia avviata con due primi capitoli fenomenali come “Definitely Maybe” e “(What’s the Story) Morning Glory?” avrebbe causato un blocco dello scrittore a chiunque.
Così era successo a Noel Gallagher, complici i primi sintomi di un’alchimia sempre più instabile tra i membri degli Oasis, in modo particolare quelli consanguinei.
Pertanto, una volta recuperata l’ispirazione, al leader della band di Manchester sembrò giusto stupire tutti: “Be Here Now” segna un distacco dai classici che l’hanno preceduto già in fase di produzione. Se per i primi due album il gruppo aveva lavorato rapidamente in sala di registrazione, per questo intendeva prendersi più tempo. L’attesissimo terzo disco uscì nell’agosto del 1997, anticipato di un mese dal primo singolo “D’You Know What I Mean?”.
Le ambizioni accresciute di Gallagher sono già evidenti in questo primo pezzo, che cita apertamente Dylan e gli immancabili Beatles ma anche Blind Willie McTell, fino ad avvalersi di un drum loop preso in prestito dal classico targato N.W.A. “Straight Outta Compton”. Il ricco mix fa incetta di archi e suggestioni sonore, tra codice morse ed eliche rombanti, segnalando quella che è forse la caratteristica dell’album: una stratificazione sonora, l’amore per la saturazione. Ad esempio, si dice che “My Big Mouth”, seconda traccia del disco, contenga qualcosa come trenta diverse tracce di chitarre . Una mossa quasi azzardata, vista l’immediatezza vincente dei primi due album, che si rivelò comunque azzeccata, dato che al momento della pubblicazione “Be Here Now” si conquistò, con più di quattrocentomila copie distribuite solo nel giorno di uscita, all’interno dell’illustre storia delle chart inglesi il primato assoluto per rapidità di vendita.
Non manca il familiare occhio strizzato agli anni Sessanta, evidente soprattutto in “Magic Pie” che accosta un graffiante ritornello elettrico al mellotron acido che accompagna la lunga coda.
“Stand by Me”, secondo singolo estratto dall’album, prende ispirazione da una curiosa disavventura occorsa a Noel Gallagher quando si era trasferito nella capitale inglese. Sotto sollecitazione della madre preoccupata perché faceva troppo affidamento su pasti pronti di dubbia qualità, aveva deciso di prepararsi una cena vera e propria finendo col beccarsi un’intossicazione alimentare.
L’infiammata “I Hope, I Think, I Know” fronteggia sfide e difficoltà di una fama improvvisa e smisurata. La successiva “The Girl in the Dirty Shirt” mette in risalto il lato romantico dei fratelli Gallagher senza perdere il consueto mordente (“get your shit together, girl”), mentre “Fade In-Out” ospita niente meno che Johnny Depp alla chitarra slide.
Il punto più alto dell’album a livello emotivo è raggiunto da “Don’t Go Away”, un clamoroso successo negli Stati Uniti. Il testo malinconico ispira una delle più intense performance vocali di Liam Gallagher, che si racconta abbia registrato il pezzo in preda alla commozione.
La titletrack e “All Around the World” spingono di nuovo sotto i riflettori il lato più duro della band, e se la prima torna ancora una volta a citare direttamente i Fab Four, la seconda fa mostra del volto più maturo degli Oasis e, coi suoi tre cambi di chiave, di una ricchezza strutturale finora inesplorata. Si tratta del brano più lungo mai pubblicato dal gruppo, una composizione di Noel Gallagher che da anni aspettava il momento d’essere incisa nelle giuste condizioni: eccole finalmente raggiunte con “Be Here Now”, con la visione del leader della band finalmente in grado d’essere convertita in musica con produzione pregiata e abbondanza di ospiti – oltre all’orchestra, ci sono le due signore Gallagher ai cori insieme al cantante dei Verve Richard Ashcroft ed il navigato Mark Feltham all’armonica. E’ come se la canzone fosse un simbolo, o una dichiarazione, dello zenit raggiunto dal giovane gruppo di Manchester, ed anche per questo “All Around the World (Reprise)” torna in coda a chiudere l’album in pompa magna.
Ma prima del finale c’è ancora tempo, e bisogno, per l’energia più pura del rock: ci pensa “It’s Gettin’ Better (Man!!)”, coi suoi spessi strati di chitarre avvincenti ed un senso convincente di possibilità.