Officine Meccaniche
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1. Fermi Senza Forma 4:02
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2. Sai 3:29
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3. Se 4:19
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4. Dimmi 3:01
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5. Introduzione Ad Uno Stato Di Inebriante Distacco Dal Reale 2:53
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6. Portami Via 5:45
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7. L’Inganno Del Potere 3:59
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8. 5:44
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9. Drammaturgia 5:08
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10. Eclettica 8:13
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11. L’Amico Nico 4:13
Nel 2006 Le Vibrazioni sono una solida realtà della musica italiana, non più la “sorpresa” di “Dedicato a te”. Hanno già pubblicato due dischi, Voluti da Bonolis hanno partecipato al Festival di Sanremo tra i big nella categoria gruppi con “Ovunque andrò”.
Ma quando arrivano al terzo disco, spiazzano tutti. Secondo una consuetudine rock intitolano “Officine meccaniche” il loro terzo album perché viene registrato – su nastro analogico – negli studi milanesi che portano questo nome. Quelle sui Navigli sono tra le più grandi sale di registrazione esistenti in Italia, un vero paradiso dei musicisti creato da Mauro Pagani.
Così, Le Vibrazioni si presentano a pubblico e stampa con un nuovo look, anch’esso più rock; raccontano che nei mesi passati a registrare il disco da Pagani, si sono “trascurati” facendosi crescere barba e capelli fino ad assomigliare a rocker degli anni ’70. Con loro, in studio, c’è Marco Trentacoste, guru della scena rock milanese, che accompagna la band nella trasformazione: sempre melodia, ma con suoni più chitarristici e duri.
Il disco viene presentato alla stampa nello stesso modo rumoroso in cui è stato creato: durante il soundcheck di un concerto al Rolling Stone di Milano:
“Officine meccaniche’ è il nome di quattro mura che hanno visto e fatto la storia del rock, nazionale e non solo. Noi l’amore per le sonorità vintage e i processi produttivi analogici l’abbiamo sempre avuto, quindi questa volta ci è sembrato di realizzare un sogno… ci è stato molto utile lavorare su nastro anziché su ProTools, perché – soprattutto in fase di pre-produzione – il lavoro su take uniche piuttosto che di editing su singoli loop favorisce un approccio più libero, che lascia più spazio agli strumenti”, raccontò al tempo Francesco Sarcina.
La band per però non perse il gusto per la sperimentazione tecnologica: accanto alla predilizione per registratori a bobina e amplificatori valvolari, il disco venne distribuito in anteprima il disco su un cellulare, il Nokia 5300 di nuova generazione: “Usi macchinari di quarant’anni fa e poi infili tutto in una flash memory”, dissero.
Ma il concetto era chiaro: il successo ha costretto la band a crescer in fretta, e la reazione fu stata quella di tornare a divertirsi, senza rinnegare i passi falsi, le ospitate in TV e a Sanremo, ma tornando a suonare come si faceva in cantina, agli esordi.
“Officine meccaniche” si rivela come un punto di arrivo, ma probabilmente non di ripartenza. Dopo due anni l’unità del gruppo scricchiola, quando il bassista Marco Castellani, lascia la band e viene sostituito da Emanuele Gardossi. La band pubblica ancora un disco di studio e uno dal vivo, prima di fermarsi nel 2010. Il frontman Francesco Sarcina tenta la strada solista. E nel 2017 il gruppo torna: dopo uno show televisivo in estate, annunciano per dicembre un “reunion party”, definendosi “quattro amici con la passione per il rock e gli anni ’70”: esattamente come erano al tempo di “Officine meccaniche”.