HYDRA
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1. Hydra 7:33
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2. St. George and the Dragon 4:44
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3. 99 5:14
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4. Lorraine 4:44
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5. All Us Boys 4:59
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6. Mama 5:12
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7. White Sister 5:36
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8. A Secret Love 3:06
“Hydra” è miglior album dei Toto che non avete ancora ascoltato. Stretto fra la fama dell’esordio e il successo di “Toto IV”, l’album del 1979 viene spesso sottovalutato, se non dimenticato. E invece è uno dei lavori più interessanti della band californiana. Lanciato dal singolo “99”, una ballata ispirata dal film del 1971 di George Lucas “L’uomo che fuggì dal futuro”, l’album è la conferma dopo il boom di “Toto”. Quasi ci si scorda di quanto giovani fossero questi musicisti, quasi tutti sotto i 30 anni. “Hydra” è anche l’album con cui i Toto dichiarano la propria indipendenza: dai giudizi impietosi della critica che in quel periodo è interessata maggiormente al punk, ma anche dal successo del primo album. Al posto di cercare di replicarlo, David Hungate, Bobby Kimball, Steve Lukather, David Paich e i fratelli Jeff e Steve Porcaro espandono ulteriormente i propri orizzonti musicali.
È l’inizio del 1979 e a Los Angeles iniziano le sedute di registrazione del disco. La band è sì reduce da un grande successo commerciale, ma anche da alcune critiche feroci. Sono gli anni del punk e il gruppo formato da session man californiani non è quel che i giornalisti vogliono ascoltare. La risposta arriva idealmente sotto forma di un pezzo di oltre sette minuti di durata che apre e dà il titolo all’album. “Hydra” fonde lo stile dei californiani con le idee tipiche del progressive rock, con vari cambi di tempo e un’atmosfera fiabesca calata in un contesto metropolitano. “Avevo 20 anni quando abbiamo cominciato a registrare l’album”, ha detto il chitarrista Steve Lukather quasi scusandosi di certe ingenuità. “Se lo ascolti, sentirai quanto eravamo giovani. Ma allo stesso tempo, stavamo cercando una nostra strada. Sperimentavamo e ce ne fregavamo di quel che pensava la gente. Tanto già ci odiavano”.
La vena progressive è presente anche in “St. George and the dragon”, scritta dal tastierista David Paich con il cantante Bobby Kimball. È il sequel di “Hydra”, richiamata nel testo e nelle atmosfere fra il medievale e il contemporaneo, mentre “99” strizza l’occhio al film di Lucas per raccontare attraverso una ballad un futuro distopico in cui le persone hanno perso il nome, da cui il numero novantanove che contraddistingue la donna amata. La band esplora una vasta gamma di stili, e se lo può permettere, passando dal pop al soul al rock con influenze funk e jazz, fra parti strumentali avvincenti e leziosità radiofoniche. Da “All us boys”, un rockettone semplice e divertente, fu tratto un video, così come da “99” e “St. George and the dragon”.
Le critiche? La frattura fra i Toto e i giornalisti non era sanabile. Lukather ricorda che, dopo avere stroncato l’album d’esordio, il quindicinale americano Rolling Stone recensì “Hydra” scrivendo che non possedeva la magia del primo album. “Ci rotolammo per terra dalle risate. Ma chi erano questi tizi? Ci credevano smemorati?”. In copertina, Steve Porcaro impugna una spada, simbolo della band. L’album si ferma al numero 37 della classifica americana, laddove il debutto era arrivato al numero 9. Il successivo “Turn back” del 1981 non andrà meglio. I discografici daranno al gruppo un’ultima chance. I Toto non falliranno pubblicando “Rosanna” e “Africa”.