Emergency On Planet Earth
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1. When You Gonna Learn? 3:47
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2. Too Young to Die 6:04
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3. Hooked Up 4:36
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4. If I Like It, I Do It 4:53
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5. Music of the Mind 6:22
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6. Emergency on Planet Earth 4:04
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7. Whatever It Is, I Just Can’t Stop 4:07
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8. Blow Your Mind 8:32
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9. Revolution 1993 10:16
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10. Didgin’ Out 2:36
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1. When You Gonna Learn? 5:47
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2. When You Gonna Learn? 9:49
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3. Too Young to Die 10:11
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4. If I Like It, I Do It 4:24
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5. Emergency on Planet Earth 7:14
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6. Revolution 1993 10:20
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7. Didgin’ Out 3:25
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8. Brothers Like You 4:32
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9. God Made Me Funky 4:25
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10. Music of the Mind 6:19
Nel 1993 in Inghilterra veniva registrato l’album di debutto Emergency on Planet Earth della band
Jamiroquai. Un’opera prima che seppe subito suscitare l’attenzione di un pubblico eterogeneo e le lodi
della critica.
Il Pianeta Terra è nel titolo dell’album e si fa protagonista di ogni traccia – quello cantato da Jay Kay ,
frontman fondatore e spirito del gruppo, è un programma ambientalista che usa la musica per
catturare chiunque sia in ascolto. E la musica si veste dunque di tinte forti e cangianti, di divertimento,
presentando nel miglior modo possibile una band che, fin dall’inizio, si dimostrava diversa. Diversa da
quello che era già in circolazione ma anche, traccia per traccia, diversa da se stessa. Una band di fieri
abitanti del Pianeta Terra in continua evoluzione.
Il primo singolo When You Gonna Learn è un perfetto concentrato del sound e della filosofia della band.
Dito puntato contro l’uccisione della vita che ogni giorno è perpetrata sulla Terra in forme innumerevoli
e spietate, un inno ambientalista e animalista vivace e convincente. Così il video che l’accompagna: il
gruppo concentrato a suonare, Jay Kay in primo piano e intanto si alternano filmati di disastri ambientali,
animali violati, abusi e soprusi disumani. Già, perché l’uomo esce da When You Gonna Learn come –
giustamente – la bestia peggiore di tutte. Ma a farcene notare le ragioni, ad incalzare una scossa
necessaria, non è la solita predica stinta, ma una musica solare e coinvolgente. Perché per parlare di
Terra, ci fanno intendere i Jamiroquai, bisogna pensare ad un pianeta unito e non a piccoli orti tenuti
separati: allora la canzone si fa introdurre dal magnifico didgeridoo di Wallis Buchanan, lo fa seguire da
archi eleganti e poi trova la sua vivace natura funky.
Secondo singolo estratto da Emergency on Planet Earth, Too Young To Die è una delle più interessanti
composizioni presenti nell’album. Di nuovo archi e fiati a fare da infiltrati di lusso ad un tessuto musicale
dal groove seducente. Dirigono le danze il basso sinuoso e la voce di Jay Kay, leggera e libera – nei
ritornelli – anche delle parole: si muove con un’abilità di stampo jazzistico. Nelle mire del testo , stavolta,
ci sono guerre e logiche politiche. Too Young To Die è allo stesso tempo un faro puntato contro una realtà
spaventosa ed una fiaccola di speranza.
Scritta – come la maggior parte delle tracce dell’album – da Jay Kay insieme al tastierista Toby Smith,
Hooked Up afferma che la musica è la più potente e irrefrenabile delle droghe, e lo fa supportata da un
complesso intreccio sonoro che dà vivacemente ragione al testo. Tastiere e chitarre, percussioni
scalmanate, un basso schiaffeggiato con travolgente maestria, e fiati da grandi occasioni a guidare il tutto.
“Dance to the music” ripete Jay Kay, e non si può certo rifiutare.
Opera di Jay Kay e del batterista della band Nick Van Gelder, If I Like It, I Do It è un manifesto di
anarchia funky . Il testo professa la loro libertà da regole e conformismo, e rivendica la libera espressione
come salvaguardia per l’anima. La musica che l’accompagna, e spesso e volentieri lo sovrasta, ne è la
prova più infallibile. Racchiude uno stile, una filosofia, che non va spiegato ma inteso: quel “groovin’”
ripetuto a fine ritornello che, com’è giusto che sia, non conosce una degna traduzione.
Pausa strumentale , Music of the Mind è una delle tracce più affascinanti dell’intero album, una prova
dell’abilità e della coesione dei diversi membri della band. Parte come una raffinata esposizione di jazz
in salsa ambient e comincia a muoversi sognante finché, dopo poco più di due minuti, s’indirizza verso
un ritmo vorticoso. Per l’ascolto di Music of the Mind si consiglia, come suggerisce il titolo, una mente
sgombra e la più concentrata attenzione: la musica farà il resto, dando via al volo.
Sostenuta da un incalzante groove jazzistico, Emergency on Planet Earth è un pressante invito a porre un
freno alla cosiddetta modernizzazione. E’ una fotografia impietosa, ovvero qualcosa di cui al mondo c’è
bisogno; il testo è più conciso che altrove, ma di grande efficacia: alterna scomodità di fatto (“white gets
two and black gets five years”) ad intuizioni penetranti (“a little boy in hungry land, is just a picture in the news…won’t
see him in that TV advertising, ’cause it might put you off your food”). Semplicemente, Emergency on Planet Earth è
qualcosa che tutti dovremmo fermarci ad ascoltare, capire e meditare.
La settima traccia ha un titolo che può essere letto come un riassunto della musica dei Jamiroquai:
Whatever It Is, I Just Can’t Stop. Non si possono tener fermi i piedi, o soffocati gli spiriti, quando un funk
come questo risuona nell’aria. Scritta interamente da Jay Kay, la canzone è un duetto tra la sua voce
divertita ed il basso eccitato di Stuart Zender.
Un’atmosfera più raccolta, ammaliante, accompagna il terzo singolo estratto dall’album, la fascinosa Blow
Your Mind, un invito a perdersi nei tanti suoni che s’introducono con eleganza . E’ con simili idee, così
espertamente messe in musica con savoir faire di pop ingegnoso, che i Jamiroquai si sono guadagnati un
posto speciale nel mondo dell’acid jazz.
Revolution 1993 condensa in dieci minuti forsennati le tematiche affrontate da Emergency on Planet Earth:
guerre, povertà, ipocrisie, ingiustizie e cecità nelle loro più perverse declinazioni odierne. Il messaggio di
questa band dal suono potentissimo si riassume dunque in una parola, revolution, che qui si prova non un
ideale astratto ma una possibilità concreta per ognuno.
Didgin’ Out: L’album si chiude come un cerchio ammaliante, con il ritorno del didgeridoo di Wallis
Buchanan, autore del brano finale insieme a Jay Kay. Didgin’ Out è un evocativo saluto strumentale, un
rapido respiro di grande effetto che chiama a raccolta le vocazioni globali dei Jamiroquai e della loro
musica senza barriere.