Sandinista!
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1. The Magnificent Seven 5:32
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2. Hitsville U.K. 4:22
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3. Junco Partner 4:52
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4. Ivan Meets G.I. Joe 3:06
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5. The Leader 1:42
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6. Something about England 3:43
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7. Rebel Waltz 3:27
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8. Look Here 2:45
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9. The Crooked Beat 5:28
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10. Somebody Got Murdered 3:34
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11. One More Time 3:32
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12. One More Dub 3:36
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1. Lightning Strikes (Not Once but Twice) 4:50
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2. Up in Heaven (Not Only Here) 4:33
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3. Corner Soul 2:43
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4. Let’s Go Crazy 4:24
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5. If Music Could Talk 4:36
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6. The Sound of Sinners 4:01
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7. Police on my Back 3:16
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8. Midnight Log 2:10
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9. The Equaliser 5:47
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10. The Call Up 5:28
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11. Washington Bullets 3:51
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12. Broadway 5:49
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1. Lose this Skin 5:08
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2. Charlie don’t Surf 4:54
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3. Mensforth Hill 3:43
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4. Junkie Slip 2:48
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5. Kingston Advice 2:38
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6. The Street Parade 3:27
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7. Version City 4:23
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8. Living in Fame 4:53
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9. Silicone on Sapphire 4:14
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10. Version Pardner 5:23
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11. Career Opportunities 2:30
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12. Shepherds Delight 3:28
Il 12 dicembre del 1980, 363 giorni dopo un doppio album leggendario, i Clash pubblicavano un altro album storico, per di più triplo. “London Calling” era uscito il 14 dicembre del 1979. E rimane non solo il capolavoro dei Clash, ma un vero disco spartiacque, tra decenni e tra ere musicali. L’album con cui il punk diventava adulto. Manteneva la rabbia delle origini ma riconosceva le sue radici: Paul Simonon spacca il basso in copertina, ma la grafica è quella del primo album di Elvis.
I Clash vanno oltre il “no future, no past”: recuperano il rock ’n’ roll, il reggae, senza perderete l’iconoclastia. “Sandinista!” porta avanti questa scelta in maniera ancora più decisa e coraggiosa.
L’album arrivò dopo un anno vissuto pericolosamente, iniziato con la pubblicazione americana di “London calling”, avvenuta a fine gennaio 1980, e proseguito con la diffusione di “Rude boy”, un film metà racconto e metà documentario sulla storia di un fan dei Clash che diventa loro roadie. Nel frattempo la band aveva disconosciuto la pellicola, producendo appositamente delle spillette “I don’t want Rude Boy Clash Film”, diventate famose.
La band propose alla propria etichetta di passare l’anno pubblicando un singolo al mese, ma l’unico che uscì fu “Bankrobber”, ad agosto. La canzone, e il lato b, vennero prodotte a Mikey Dread, che la band aveva chiamato dalla Giamaica in tour, e che finì per lavorare anche a diverse canzoni di “Sandinista!”, aiutando i Clash a sviluppare il proprio lato reggae, che sarà uno dei pilastri dell’album.
La lavorazione di “Sandinista!”, avvenuta tra Londra, New York e la Giamaica, fa pensare ad una band in trance agonistica ma non fu senza traumi.
Inizialmente Simonon – l’anima più reggae del gruppo – non vi partecipò perché impegnato nelle lavorazioni di un film, e venne temporaneamente sostituito dal bassista dei Blockheads di Ian Dury – il che causò una polemica sulla paternità di “The magnificient seven”. E anche Dread, di fatto produttore dell’album, responsabile dei dub e del “toasting”, se ne ebbe a male perché il lavoro non gli venne riconosciuto come gli sembrava dovuto.
Sia quel che sia, con “Sandinista!” la band confermò l’etichetta che gli venne attribuita da una campagna pubblicitaria della CBS, e che diventò uno slogan “The only band that matters”. A partire dal titolo, che fa riferimento al movimento rivoluzionario del Nicaragua ispirato ad Augusto César Sandino (1895–1934). E la scelta del titolo fu una di quelle provocazioni in cui i Clash erano maestri, perché la Tatcher, lo stesso anno, aveva provato a bandire per legge la parola.
I Clash non pubblicarono un singolo al mese, come avevano proposto, ma fecero di meglio (o di peggio, per gli standard discografici del tempo): un triplo CD, “36 canzoni in cui perdersi”, come scrisse al tempo Rolling Stone, che gli diede 5 stelle: “Tre dischi che si pongono e rispondono alle giuste domande su violenza e non violenza, storia e futuro, crimine e legge, rivoluzione e fascismo, rabbia mondiale e speranza”.
Una delle critiche che, a distanza di anni, qualcuno fa al disco è che sarebbe stato un disco perfetto se singolo, e probabilmente un perfetto album reggae. Ma la verità è che “Sandinista” è un disco perfetto nella sua eterogeneità e dispersività, dall’inizio travolgente e quasi disco di “The magnificient seven”, al finale reggae acustico e strumentale di “Sheperds delight”, una versione dub di “Police & Thieves”, la cover inclusa dalla band nel primo album, una di quelle da cui era iniziato tutto.
Il disco sarebbe arrivato a vincere il “Pazz & Jop”, il più stimato referendum di fine anno ospitato dal Village Voice. Il gruppo ci avrebbe messo quasi un anno e mezzo a dargli un seguito, e il risultato sarebbe stato “Combat rock”, un disco più “normale”. Il disco dell’esplosione mainstream, nato mentre il gruppo tentava di ricreare l’anarchia creativa delle origini ma era divorato dalle tensioni interne tra Joe Strummer e Mick Jones e dalla crescente dipendenza di Topper Headon, che sarebbe stato cacciato dalla band poco dopo. I Clash, a quel punto, erano già leggendari.