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SPECIALE LUCIO DALLA – LUCIO DALLA

18 Nov 2015

 

LUCIO DALLA

Anno: 1979

 

Lucio Dalla

Per la sua ottava prova discografica Lucio Dalla scelse il titolo forse più essenziale di tutti: semplicemente, il suo nome e cognome stampati su un album che ben riassume la sua poliedrica grandezza. Con questo disco del 1979 l’artista si confermava una volta per tutte una figura di primo piano – una delle figure più meritatamente di primo piano – dell’imponente scena cantautorale italiana. Lucio Dalla, con le sue nove tracce ormai diventate classici luminosissimi, è un capolavoro dalla completezza semplicemente invidiabile: è impreziosito da tensioni poetiche di assoluta evidenza , ma anche da una voracità musicale che dà frutti di pregiato eclettismo. La rivista Rolling Stone, nel redigere una classifica dei migliori dischi italiani di tutti i tempi, ha collocato quest’album al quarantesimo posto descrivendolo come “uno di quei dischi completi e ispirati che in vita sua ogni musicista italiano ha sognato di fare”.

L’ultima Luna: Autore di tutte le canzoni dell’album, Lucio Dalla decide di cominciare dando prova proprio della sua inimitabile capacità di combinare melodie e ritmi sorprendentemente accattivanti a strofe degne della migliore poesia. L’ultima Luna fa scorrere sullo schermo i fotogrammi di sette lune straordinarie nella loro ordinarietà segno dei tempi, abbracciando l’umanità intera da un fumetto di luna park al futuro. Le ritmiche si spingono ai confini della disco più fine, lasciando spazio all’incursione di fiati e di un assolo di chitarra elettrica, in un trionfo di molteplicità sgargianti all’insegna della più pura ispirazione.

Stella di Mare: Una notte senza sonno, l’esigenza di una confessione d’amore in un crescendo sonoro che dall’intimità di un pianoforte d’atmosfera  precipita in un vortice di energia  decisamente rock. Così Stella di Mare, una delle più travolgenti creazioni di Lucio Dalla, finisce in uno sfogo sonoro puntellato da suoni elettrici sempre più acuti che sembrano tracciare i contorni di anime in fiamme.

La Signora: Lo stesso fervore  rock contraddistingue La Signora, introdotta da risoluti stacchi di basso. Quando la musica cresce – con un tappeto di chitarre che va da una pioggia acustica a sferzanti echi elettrici – il cantautore bolognese canta di un “amore bocciato” con un’imperscrutabile signora nuvolosa, sola tra tanti e muta in mezzo al chiasso. La signora coi suoi tratti tristi e mesti diventa così il metro di paragone e l’essenza di tutto: diventa un amico, una montagna, un padre ed una madre, senza mai perdere quella suo oscuro mistero che la rende tanto inquietante quanto seducente.

Milano: Ancora un bel fraseggio di basso ad introdurre una canzone che guarda a Nord ma sente nelle gambe uno spirito quasi sudamericano. E’ la Milano letta ed interpretata dal genio di un illustre bolognese. La città più europea d’Italia viene immortalata in una serie di fotografie pungenti ed allo stesso tempo cariche d’affetto. Sono immagini di quotidianità cittadine senza filtro, che dietro al mistero metropolitano nascondono un’anima tutta da scoprire.

Anna e Marco: Ci sono poi canzoni che non richiedono introduzioni, perché la loro bellezza , brillante sotto la luce di un sole che hanno visto sparire e ricomparire ormai infinite volte, e poi perché sono così parte dell’epidermide culturale di un intero Paese da rifiutare qualsiasi interferenza. Questo è il caso di Anna e Marco, patrimonio comune di un’Italia ancora attenta al bello; una realtà poetica che è ormai proprietà d’ognuno, perché di ognuno – come per magia – è ancora in grado di cantare la storia.

Dice Alessando Colombini, produttore dell’album : “Anna e Marco  è un film condensato in tre minuti. Condensare una storia completa, in tre minuti, che poi è una storia dei nostri giorni, perchè parla di gente emigrata, che vive una vita così… Lui grandi muscoli , poca carne, cuore in allarme, perchè ci sono queste cose…Anna come ce ne sono tante…Anna permalosa,…. vuol dire che non è piu così giovincella..Anna bellosguardo, sguardo che ogni giorno perde qualcosa.. Ha superato i 25 anni ….Se chiude gli occhi lei lo sa…stella di periferia…Anna con le amiche, Anna che vorrebbe andar via..Lei.

Lui: Marco grandi muscoli poca carne, Marco cuore in allarme con una madre e una sorella…. del papà …poca vita, sempre quella. Se chiude gli occhi lui lo sa, lupo di periferia, Marco col branco, Marco che vorrebbe andar via.

Allora, queste son le due prime strofe, ma qui c’è già un film.”

 

Tango: Le sfumature latine comparse già in Milano tornano a farsi sentire sulle note di Tango. Ma stavolta la ricchezza sonora del brano – complice anche l’elegante presenza dell’orchestra diretta da Gian Piero Reverberi – lascia scoprire un’anima di malinconia tirata agli angoli da tragedia e speranza. Tango è un canto di arti ed ispirazioni purissime che riescono a sfidare ed in qualche modo a vincere i più efferati orrori di un’umanità disumana.

Cosa Sarà: Unica traccia dell’album a non avere Lucio Dalla come unico autore, la celeberrima Cosa Sarà vede il cantautore bolognese collaborare con due illustri colleghi ed amici. La canzone è infatti composta da Dalla insieme a Ron (autore della musica), ed interpretata a due voci con Francesco De Gregori. I due maestri esprimono insieme la meraviglia che salva il mondo dalle sue più spente certezze: tracciano dei piccoli vivacissimi ritratti comuni, realtà quotidiane con la loro essenza insondabile, il più delle volte ignorata, autentica espressione di una linfa vitale che illumina gli occhi e toglie il respiro.

Notte: Pianoforte e basso in punta di piedi, per lasciare spazio ad una delle più incantevoli poesie in musica di Lucio Dalla. Così comincia Notte, un incantesimo a luci spente durante il quale i versi scorrono cangianti e magicamente sublimi nel loro sincero radicamento terreno. Finché poi anche le parole lasciano spazio ad una danza vocale, la fantasia poetica si trasforma a sua volta in emozionante realtà sonora, cullata dai sublimi movimenti dell’orchestra ancora una volta guidata dalla mano esperta di Gian Piero Reverberi.

L’Anno che Verrà: L’album trova la sua perfetta conclusione in quello che è  diventato uno dei brani più amati di Lucio Dalla, ma anche uno dei capisaldi del canzoniere italiano. Almeno una volta nella vita tutti si sono ritrovati a cantare le strofe iniziali de L’Anno che Verrà, quel “caro amico ti scrivo” ormai patrimonio nazionale. Ma nonostante la sua straordinaria familiarità, questo capolavoro merita di essere riascoltato  più e più volte. Con ogni anno nuovo che viene, infatti, la canzone non perde la sua carica . Anzi, ne acquista forse sempre di più: è uno spunto di riflessione, un pungolo universale  del quale i tempi odierni hanno forse sempre più  bisogno.

 

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