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Riscoprire Usher

Cantante, autore, uomo di spettacolo e imprenditore, attore e personaggio televisivo, icona e filantropo: per raccontare Usher c’è bisogno di tante qualifiche e di una certa abbondanza d’aggettivi.

Dai primi passi mossi nel Tennessee Usher Raymond IV sembra aver vissuto innumerevoli vite, ma la naturalezza della poliedrica vocazione, l’eccezionalmente genuina ispirazione, rendono il suo ricco percorso un’unica avventura lunga e consistente.

Nato in Texas nel 1978, trascorre l’infanzia nel Tennessee ed è proprio nella città di Chattanooga, nelle fila di un coro giovanile, che la sua voce comincia a fiorire. E’ per coltivare meglio la vocazione del giovane Usher che la famiglia decide di spostarsi ad Atlanta, confidando nella leggendaria scena musicale della capitale della Georgia.

Quando ha tredici anni il suo talento solista riceve il più valido riconoscimento sperabile, con la benedizione di un contratto discografico firmato con il celebre producer L.A. Reid.

Sotto la guida della LaFace Records di Reid, Usher mette a punto uno stile personalissimo, che non manca di tradire acute ispirazioni. Nel 1994 pubblica l’omonimo album di debutto, che tra i produttori annovera anche Puff Daddy, sotto la cui ala Usher è nel frattempo andato a vivere a New York.

 Il disco, ed in particolare i due singoli “Can U Get wit It” e” Think of You”, già preannunciano una personalità forte, e caratteristiche particolari – su tutte, l’invidiabile falsetto.

Ma è il secondo album a metterlo di prepotenza al centro della scena: “My Way”, pubblicato nel 1997, spalanca ad Usher le porte del mercato britannico, mentre in patria gli consegna ben sei dischi di platino. L’interpretazione, d’ora in avanti inconfondibile, è capace al tempo stesso di sensualità e dolcezza, e l’artista appena diciannovenne si divide abilmente tra ballad ispirate (come il singolo di lancio “You Make Me Wanna…” e l’intensa “Bedtime”) e distensioni funky (è il caso di” Just Like Me”, che può anche contare su un’apparizione di Lil’ Kim).

Anche il terzo album, pubblicato nel 2001, si colora quattro volte di platino. “8701”, il titolo scelto per il disco, mette insieme passato (il 1987, data del debutto del cantante in pubblico) e presente rafforzando la versatilità dimostrata nelle esperienze precedenti: le tendenze dance e la natura smooth delle ballad sono più determinate che mai, e abilmente alternate. Il singolo di lancio “U Remind Me” sintetizza bene l’ispirazione  romantica delle tracce, che citano  alcuni dei giganti più amati da Usher, da Marvin Gaye a Donny Hathaway, passando per il sempre presente Michael Jackson.

E’ proprio il Re del Pop la principale fonte d’ispirazione di Usher, in ogni fase della carriera; Jackson come autore e uomo di spettacolo, ma anche più generalmente come celebrità. A lui e a James Brown Usher guarda come esempi di showman in grado di creare una firma inconfondibile sul palco.

Con alcuni dei miti d’infanzia Usher si ritrova improvvisamente a condividere importanti primati: si aggiunge infatti a Stevie Wonder e Luther Vandross nella cerchia esclusiva degli artisti che per due anni consecutivi (per lui il 2002 ed il 2003) riescono ad aggiudicarsi il premio Grammy per la Best Male R&B Vocal Performance.

Ai Grammy trionfa poi il quarto album, “Confessions”, da molti considerato il capolavoro della sua carriera. Tre le statuette conquistate dal disco del 2004, che vale ad Usher anche la proclamazione come artista dell’anno ai Billboard Music Awards. Il singolo di lancio “Yeah!,” indimenticabile hit dall’egregia produzione,  vanta uno dei debutti in classifica di maggior successo di tutti i tempi. La principale tematica dell’album, rivelata già dal titolo, deriva dall’ammirazione e dalla voglia di reinterpretare in termini r&b l’uso della parola, tanto spigliato quanto onesto, promosso da Eminem in ambito hip hop. Alternandosi tra l’accorata “Burn”, l’esaltante Yeah! e la calda “Throwback”, Usher ci consegna alcune delle sue migliori performance vocali.

L’album successivo, pubblicato nel 2008, oltre a raggiungere ancora una volta un incredibile successo, dà sfoggio di una raggiunta maturità – specialmente per quanto riguarda i testi. Nel lasso di tempo che separa “Confessions “da “Here I Stand”, Usher si sposa e diventa padre: questi nuovi fondamentali fatti della vita privata si riflettono profondamente nelle diciassette tracce del disco. C’è una splendente eterogeneità di momenti ad arricchire l’album: dal toccante interludio di Prayer for You, una ninnananna ed una riflessione sul rapporto padre-figlio, ai tanti ospiti d’eccezione (tra gli altri, will.i.am, Jay-Z, Beyoncé).

Il 2010 porta con sé un nuovo progetto discografico, “Raymond v. Raymond”, e ben sei singoli destinati a dominare le classifiche mondiali. Mantenendo ben in vita la natura biografica del precedente (la lavorazione di Raymond v. Raymond segue il divorzio di Usher da Tameka Foster), l’artista si concede anche dei riuscitissimi momenti spensierati. Nella sensuale “Lil’ Freak” ospita Nicki Minaj su un tappeto sonoro arricchito anche di un sample rielaborato di Living in the City , classico del ’73 di Stevie Wonder .

Per “OMG” torna a collaborare con will.i.am in un esaltante electropop. Il successo del singolo OMG gli consente anche di entrare a far parte della ben ridotta schiera di artisti in grado di vantare almeno un hit primo in classifica per tre decenni consecutivi.

A pochi mesi di distanza dalla pubblicazione dell’originale, vede la luce una deluxe edition del disco: un secondo cd di tracce inedite viene pubblicato anche separatamente con il titolo “Versus”.

Una significativa svolta arriva con la pubblicazione, avvenuta nel 2012, di “Looking 4 Myself”, vero manifesto di quello che Usher battezza come Revolutionary Pop. Si fa più evidente che mai l’influenza del mito di sempre Prince.

 Usher chiama a sé alcuni dei produttori più prolifici e prestigiosi delle scene r&b e hip hop e con il loro  aiuto parte all’esplorazione di un pop che non si pone limiti, andando a visitare mondi d’ispirazioni diverse, passando dalle coste più familiari ai sentieri del soul e agli affacci sull’elettronica. Cinque singoli di successo danno ragione alla visione di Usher, che mette in luce, qui più che mai, la sua trascinante versatilità. Una versatilità che si rispecchia in una carriera dai mille volti, divisa negli ultimi anni tra gli allori degli stage di tutto il mondo e quelli televisivi del The Voice a stelle e strisce. Non manca la nuova musica, le nuove esplorazioni sonore, che si affacciano all’estate 2016 con l’attesissimo ottavo album “Flawed”.

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