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Riscoprire Pino Daniele

Pietra miliare della musica italiana di tutti i tempi, Pino Daniele è un artista unico, musicista irripetibile, voce che sa scavare nell’anima, autore raffinato eppure verace e sanguigno.Ha composto  canzoni che sono preziosa  parte del nostro tessuto culturale , che conquistano, stupiscono,  emozionano ed emozioneranno  generazioni e generazioni di ascoltatori.

Pino Daniele ha saputo mescolare con eccezionali risultati lo stile mediterraneo – Napoli e l’Oriente, l’Africa – a sonorità d’oltremare, il blues, il soul, il funk.

Questa mescolanza di stili, lungi dall’essere una scelta  puramente estetica, che molti dopo di lui hanno fatto, è invece un “sentire” che si è espresso anche attraverso la collaborazione con artisti provenienti da ogni parte del pianeta. In studio di registrazione o sul palco, hanno suonato da Vinnie Colaiuta a Omar Hakim, da Billy Cobham a Manù Katché, da Chick Corea a Trilok Gurtu, e moltissimi altri nomi eccellenti del panorama musicale mondiale. In Italia innumerevoli le partecipazioni di artisti del calibro di Dalla, Battiato, De Gregori,  Giorgia, JAx

In questa citazione  certo non possono mancare i fedelissimi, i musicisti di sempre,  l’amico e mentore James Senese,  Rosario Jermano, Rino Zurzolo, Tullio de Piscopo.

Entrato giovanissimo nella formazione del gruppo Napoli Centrale, si fa subito notare per le incredibili capacità musicali , che lo portano all’esordio ufficiale nel 1977 con “Terra mia”, che contiene già alcuni brani indimenticabili, come “Napul’è “ e “Terra mia”, che già mostrano le tematiche innovative e personalissime dello straordinario stile compositivo di Pino Daniele.

 Eccoli qui, i vicoli di Napoli, con i panni stesi ad asciugare, i volti e le voci di una terra mitica, svilita, che vive e sopravvive tra fortune e miserie. Tutto l’amore per questa città sacra e gaglioffa è dentro questi brani preziosi e dolenti, in cui le chitarre acustiche e gli archi restituiscono sentimenti di appartenenza atavica , profondissima, che tocca il cuore.

Nel 1979 la spinta al blues e al soul  si fa più evidente con “Pino Daniele” grazie a brani come “Je sto vicino a te” o “Basta Na jurnata ‘ e sole”, ma si fa sempre più spazio anche la vena introspettiva e malinconica, come in “Chi tene ‘o mare”.

La consacrazione definitiva arriva con l’immenso successo dell’album “Nero a metà “ del 1980.

Voleva rivoluzionare la scena musicale italiana, Pino Daniele, e, a capo della sua band, formata dal fior fiore dei musicisti all’opera a Napoli e dintorni, ci riesce.  Apre l’opera la bellissima “I say i’ sto ccà”, che mostra quale è la strada da percorrere: il funky soul più nero si fonda alla tradizione partenopea ,e suoni, ritmiche , parole si mescolano dando vita ad una canzone magistrale, caratterizzata dalla bellissima armonica di Bruno De Filippi , dalle tastiere galvanizzanti di Ernesto Vitolo, dalle chitarre dello stesso Pino Daniele.

Tra gli innumerevoli capolavori contenuti in questo disco,  “A testa in giù”, eppure col cuore e la testa tra le nuvole, suggerisce questa canzone felice , sostenuta dalle tastiere  che la fanno da padrone. Le chitarre , il basso e le ritmiche si fondono in una esecuzione vitale, lucente, euforica e contagiosa.L’italiano e la lingua napoletana aggiungono sapore e carattere al brano, rinnovando una tradizione inaugurata da illustri predecessori, tra tutti Renato Carosone.

“Nun me scuccià” è un altro brano mozzafiato.  Il rythm ‘n’ blues si fonde con la tradizione napoletana, l’istintività beffarda partenopea sposa il ritmo e il mood  americano. La lingua napoletana suona come lo slang di New Orleans. E’ un fuoco d’artificio, una rivelazione, un matrimonio perfettamente riuscito.

La voce di Pino Daniele è sapiente, magistrale, sporca, sanguigna.

Canzone trascinante, sorprendente, divertita, ha un testo graffiante , “nun me scuccià, tanto muore pure tu”, filosofia antica e imperitura che regna a Napoli, vivi e lascia vivere, messa in musica , indimenticabile.

Questa è musica con la M maiuscola.

Questo mood sensazionale si rinnova con successo  nel 1981 grazie a  “Vai mo’”, che contiene brani esaltanti come “Yes I know my way” o “Ma che ho”, accanto a canzoni splendidamente  malinconiche come “Nun ce sta piacere” o “viento ‘e terra”.

È con “Bella mbriana” che Pino inizia a collaborare con artisti provenienti da altre esperienze, Wayne Shorter e Alphonso Johnson, musicisti di formazione jazz blues, e nel 1984 con “Musicante” torna ad esplorare sonorità e suggestioni d’oriente e di Napoli . Al suo fianco, tra gli altri, Naná Vasconcelos, percussionista brasiliano, mentre con Gato Barbieri ,  Steve Gadd e i suoi musicisti realizza “Ferryboat”  nel 1985.

Ancora, con musicisti del calibro di Pino Palladino al basso, Mel Collins al sax e Bruno Illiano alle tastiere, nel 1987 da’ vita a “Bonne soirèe”, mentre in “Schizzechea with love” è la volta di Steve Gadd e Danny Cummings, che si alternano alla batteria e percussioni con il nostro Valente Agostino Marangolo.

Una perfetta combinazione tra elettronica e calde sonorità acustiche in “Anna verrà”, che apre l’album “Mascalzone latino” del 1989. Pino Daniele dedica il suo genio musicale ad Anna Magnani, attrice unica ed intensa, indimenticabile figura di donna forte, drammatica, lieve , impetuosa, malinconica. Anna è una donna e tutte le donne, e Pino Daniele strappa il cuore e colpisce a fondo con questo ritratto narrato attraverso la voce , vibrante di amore e partecipazione, a tratti velata, piena, e attraverso le corde della sua chitarra, che inanella arpeggi che sanno di calore, di rimpianti, di ombre e di luci. Consolatorio, sognante, verace, commovente.

Nel 1991 si fanno più evidenti i problemi di salute del cantautore, che però torna in studio con l’album “Un uomo in blues”, altro grande successo discografico, che contiene tra gli altri “’O scarrafone”, sempre  un impasto perfettamente riuscito di blues e musica napoletana, con un testo agrodolce che racconta realtá contemporanee, piccole storie di speranze e delusioni.

Nel 1993 Pino Daniele da’alla luce un album bellissimo, che contiene canzoni come “Sicily”, brano strumentale di Chick Corea rivisitato e ammantato di liriche di forte impatto emotivo, e “Mal di te”, o “T’aggia vede’ morta” con l’amico sempiterno,Massimo Troisi.

“Che Dio ti benedica” è il singolo fulminante che anticipa l’album, che sarà il più venduto in Italia lo stesso anno.

E’ una canzone solare, sorridente, leggera, dai toni pop tinti di funky grazie all’andamento ritmico delle tastiere e delle chitarre di accompagnamento. Il testo è volutamente malizioso, spensierato, autoironico. Pino Daniele impreziosisce l’arrangiamento con i suoi solo alla chitarra , i suoi urletti veraci e passionali. Si respira felicità in ogni nota, la voglia di esserci e di fare musica è evidente e trascinante, impossibile resistere.

La svolta pop della produzione è evidente, e si conferma nel successivo “Non calpestare i fiori nel deserto” in cui Pino Daniele duetta con la voce sensuale e vellutata di Irene Grandi in “Se mi vuoi”, canzone raffinata , una fusione tra pop e jazz/blues . Canzone levigata, soffusa, morbida , si snoda sinuosa , sostenuta con discrezione e grande maestria da musicisti di pregio come Rita Marcotulli alle tastiere, Manù Katchè alla batteria e James Earl al basso. L’intesa tra l’artista napoletano e l’allora esordiente Irene Grandi è palpabile, Pino Daniele ebbe a dire che la cantante toscana era stata scelta perchè “è come ascoltare me stesso al femminile”.

L’album, pubblicato nel 1995,  contò sulla collaborazione di Jovanotti , con cui, al fianco di Eros Ramazzotti, Daniele aveva condiviso  un tour di grande successo l’anno precedente.

E’ del 1997 l’album “Dimmi cosa succede sulla terra”, che vede il cantautore napoletano alle prese con temi globali, come la solidarietà tra i popoli. Ma anche l’amore è un tema globale, forse più di ogni altro, e di amore parla il singolo “Dubbi non ho”. Canzone pop ma soffusa di calore mediterraneo, d’africa e d’arabia, sottolineato dalle belle percussioni di Hossan Razmy. In questo disco Pino Daniele si avvale ancora dei valenti musicisti che lo accompagnavano nel precedente “Non calpestare i fiori nel deserto”,  si aggiungono Fabio Massimo Colasanti alla chitarra e Deron Johnson alle tastiere.

“Dubbi non ho” ha un bel groove, rilassato, smussato, arricchito dal suono personalissimo di Pino Daniele alla chitarra e al microfono. Parole d’amore che scivolano sul tappeto musicale regalando alla canzone un carattere di sognante consistenza.

Il disco sfiorò il milione di copie vendute, e quell’anno Pino Daniele si aggiudicò anche la vittoria al Festivalbar.

Con “Medina” pubblicato  nel 2001, Pino Daniele torna ancora  una volta  a percorrere strade  che mescolano e fondono suggestioni diverse, e complementari.

 La passione  napoletana, l’anima blues, sempre presente,  le  influenze mediorientali, una ventata calda  di deserti e terre lontane e sorelle del mediterraneo, l’Africa , il Marocco, la Turchia e l’Italia sono lo stesso luogo dove  tempo e musica scorrono, e si fondono in un suono che si perde nel tempo e si rinnova. Medina, città araba antica, colorata, dove la polvere di millenni racconta infinite storie, terra bruciata dal sole, scolpita dai venti, ricca di sguardi, di misteri,  si fonde con altre lingue ed altri odori , prende vita in musica. Medina come Napoli, come Mahdia, in Tunisia.

Su tutto, le bellissime melodie di 12 canzoni, l’interpretazione emozionante di Pino Daniele, e i testi, che in arabo, in inglese e in dialetto napoletano , in italiano, in africano narrano storie che ci assomigliano, ci legano gli uni agli altri, stesso sangue, stesso sentire.Ricordi, lettere d’amore, anima , lacrime.

Dopo la sperimentale “Passi d’autore” del 2004 è la volta di “Iguana Caffè”(2005), annunciata dalla versione in inglese di “O sole mio”, “It’s now or Never”, già successo di Elvis Presley.Tra i brani, “Maria”.Melodia e ritmo latino americano sostengono la storia di “Maria”,descritta con l’aiuto di Nenè Vasconcelos alle percussioni e Karl Potter alle congas. La chitarra acustica di Pino Daniele è più che mai all’opera, e fluisce e batte a ritmo con l’andatura fluida e sensuale delle gambe della regina bianca e nera narrata dal brano. L’atmosfera è morbida, rilassata, solare, minimale e pregiata. Arrangiano Gianluca Podio e lo stesso Daniele.

Nel 2007 è la volta di “Il mio nome è Pino Daniele e vivo qui”, che lo vede anche al fianco di Giorgia nel singolo “Vento di passione”.

“Sara non piangere” è una canzone pop soul, uptempo, leggera e solare, dedicata alla figlia del cantautore. Un invito a crescere tra le cose che davvero sono importanti (“imparerai a guardare il cielo, a inseguire un sogno vero”). Amore paterno, consolatorio , giocoso e un po’ preoccupato per il domani, ed è tratta  da “Ricomincio da 30”, raccolta di brani fondamentali nella carriera di Pino Daniele e brani inediti, pubblicato da Sony nel 2008. Il disco ospita la band storica, i musicisti che hanno suonato dalle origini (Tullio de Piscopo, James Senese, Rino Zurzolo, Tony Esposito e molti altri), ed artisti eccellenti (Al di Meola, Giorgia, Wayne Shorter tra gli altri).

Quando” è una canzone d’amore, di desiderio, di luce mediterranea, sa di mare e di dolore antico, e la chitarra acustica, magistralmente suonata dal cantautore, riesce a farsi sentire superando tutte le barriere, fino a sedimentare nelle nostre emozioni più profonde.

“Quando “, pubblicata originariamente nell’album “Sotto ‘o sole” , una raccolta del 1991, viene riproposta poi in questa  raccolta . Il brano è stato colonna sonora del film “Credevo fosse amore…invece era un calesse” di e con Massimo Troisi, suo amico fraterno, che ha condiviso con Pino Daniele il genio e la fortuna di poter esportare nel mondo la classe e la creatività napoletane.

La voce di Pino Daniele , la sua chitarra elettrica, sono gli assoluti protagonisti di “Cuore di pietra”. Canzone d’amore e di intenti, cosa farei per amore, rinuncerei ad ogni cosa, ma tu non ti accorgi di niente, il tuo cuore è di pietra e non sa aprirsi all’amore.

Arrangiamento basato sugli strumenti “elettrici” , tastiere synth, chitarre e batteria in un brano essenziale, ritmato e di classe, tratto dall’album “Electric jam” del 2009, che anticipava “Acoustic jam”, due dischi nati dalla voglia dell’artista partenopeo di muoversi tra questi due universi paralleli in compagnia di musicisti e compagni di avventura per suonare e vivere la musica in grande libertà.

Il cantautore alterna un’intensa attività live nel mondo, a fianco di grandi musicisti, Pat Metheny, Eric Clapton, e molti altri, ad una altrettanto intensa produzione in studio di registrazione.

E siamo in pieno rock and roll con “Boogie boogie man”, tratta dall’album omonimo del 2010, opera che vede Pino Daniele alle prese con inediti e rifacimenti di successi passati e con ospiti di eccezione, come J Ax o Franco Battiato.

Nel brano, accanto alla sapiente e magistrale prova alla chitarra dello stesso Daniele, si fanno notare Rachel Z al pianoforte e il sax di Mel Collins.

“Dico quello che sento, e qualche volta di pento, i’m so glad i’m a boogie boogie man”, canta Pino Daniele, mescolando l’italiano all’inglese dando vita ad un divertente rock and roll in puto stile anni ’50.

È del 2014 “La grande madre”, disco di matrice blues, sempiterno amore del musicista partenopeo, che contiene anche la versione italiana del brano “Wonderful tonight”, di Eric Clapton, e che prelude ad un lungo tour in Italia e negli States.

C’è del blues, c’è qualche venatura di rock, c’è tanto feeling in “Another dimension”, brano inedito tratto dal doppio album “Tutta n’ata storia- Vai mo’ “ del 2013.

In questo brano che fonde e sconfina in generi diversi fondendoli in uno solo, così personale, appartenente al cantautore partenopeo, sono all’opera musicisti internazionali, da Phil Palmer, che ha collaborato con stelle imperiture come Frank Zappa, Bob Dylan, Eric Clapton e Lucio Battisti, a Steve Ferrone (Duran Duran, Paul Simon, Bee Gees), Michael Feat e Lucy Jules al microfono. Pino Daniele canta e suona con vero trasporto e si muove tra inglese italiano e napoletano, che ha il dono, tra pochi, di rendere lingua assoluta e dalle sonorità internazionali.

La morte improvvisa del cantautore nel gennaio del 2015 ha dato modo ad un pubblico più giovane di rileggere, scoprire ed innamorarsi di un artista che è fuori dal tempo, e che per questo  non passa e non passerà mai.

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