System Of A Down
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1. Suite-Pee 2:32
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2. Know 2:57
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3. Sugar 2:34
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4. Suggestions 2:44
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5. Spiders 3:35
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6. DDevil 1:43
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7. Soil 3:25
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8. War? 2:40
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9. Mind 6:16
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10. Peephole 4:04
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11. CUBErt 1:49
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12. Darts 2:43
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13. P.L.U.C.K. 3:37
System of a down. Trattasi dell’album d’esordio di una delle bands più interessanti emerse dalla scena alternative metal californiana di Los Angeles
, a cavallo del nuovo millennio, su etichetta American Recordings (la stessa degli Slayer, di Johnny Cash e degli Jayhawks).
Rick Rubin si accorse subito di loro e li volle co-produrre, soprattutto per la loro componente etnica (sono tutti di origine armena) che caratterizzava e distingueva il loro suono da quello di bands di matrice analoga, ma anche per la presenza e le influenze da generi più disparati, tra cui il folk, il punk hardcore, il cabaret e perfino qualche scampolo di jazz.
Da tale formula scaturisce un particolare stile “sui generis” con inaspettati cambi di tempo e ritmo e pause improvvise. Il cantante della band Serj Tankian) intervistato al tempo, ben sintetizzò il suono dell’album come “fast (veloce), heavy (pesante) and crazy (pazzoide)”.
I singoli estratti dall’album sono “SUGAR” (traccia 3) e “SPIDERS”
La prima traccia, “Suite-Pee” parla in generale delle inutili morti causate (non proprio indirettamente) dalle varie religioni e dove l’impatto con lo stile musicale della band è immediato, a cominciare dal jingle iniziale creato con l’uso di armonici della chitarra di Daron Malakian.
Segue “Know”, brano molto percussivo e ben bilanciato che parla della sensazione d’intrappolamento tipica del nostro tempo, espressa attraverso un testo a tratti davvero poetico.
La terza traccia, “Sugar”, un brano che parla di abuso e schizofrenia e che presenta uno spaccato della parte perbenista della società americana;
“Suggestions” (traccia 4) pone l’attenzione sul rapporto servo-padrone in generale, ed ha un incedere davvero adrenalinico.
A questo punto si arriva a “Spiders” (traccia 5), l’unica ballad dell’album: testo davvero poetico con la musica che diventa sempre più intensa fino a sfociare in un climax quasi mistico, a cominciare dalla vocalità di Tankian. Il brano parla di sogni e controllo mentale.
Con la traccia seguente, “D-Devil” (traccia 6), riesce fuori la loro parte più folle che si rispecchia nel testo come negli arrangiamenti frenetici ed ossessivi che si articolano in una breve ed intensa marcetta che schernisce la religione.
La settima traccia, “Soil”, parla in generale del male che le persone compiono, e dal punto di vista strumentale è molto diversificata e godibile.
Segue “War?” (traccia 8), brano incentrato sulla stupidità di qualsiasi guerra di religione attraverso una prima parte furiosa, seguita dall’intervento delle tastiere che ne rallentano i tempi prima del gran finale.
“Mind”, la nona traccia, è la più lunga dell’intero album e, con un incipit soft, uno stop e una ripartenza al fulmicotone, con sviluppi sorprendenti.
“Peephole” (traccia 10) possiede delle melodie che richiamano alla mente il medio-oriente in maniera lampante, oltre che un bel testo ottimamente interpretato.
La traccia seguente, “CUBErt” (traccia 11), è simile a D-Devil per il grado di follia che si percepisce.
“Darts” (traccia 12), è il gioiellino dell’album, dove la voce di Tankian si esprime in tutta la sua poliedricità.
La tredicesima e ultima traccia, “P.L.U.C.K.” parla del genocidio armeno da parte dei turchi nel 1915, tragedia storica di cui molti non sono a conoscenza per via della perpetuata censura da parte del regime turco fino ad oggi. In questo brano il gruppo sfoga tutta la rabbia del proprio popolo sterminato, attraverso attacchi strumentali davvero furiosi.
Questa versione contiene anche delle “bonus tracks”, ossia 4 tracce del medesimo album, suonate dal vivo all’Irving Plaza di New York nel gennaio del 1999.
In conclusione, un grande album d’esordio, con il quale i System Of A Down si sono fatti conoscere al mondo attraverso un suono, certamente ancora ruvido, ma assai originale.