Definitely Maybe
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1. Rock ‘N’ Roll Star 5:23
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2. Shakermaker 5:08
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3. Live Forever 4:36
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4. Up in the Sky 4:28
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5. Columbia 6:16
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6. Supersonic 4:43
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7. Bring It on Down 4:17
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8. Cigarettes & Alcohol 4:50
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9. Digsy’s Dinner 2:32
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10. Slide Away 6:32
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11. Married with Children 3:12
Il disco che a metà anni ’90 cambia il corso della musica pop britannica e impone la presenza degli Oasis sulla scena mondiale è il frutto di un processo lungo e tormentato in cui i fratelli Gallagher cercano un sound dotato dell’impatto delle loro esibizioni dal vivo. Quando finalmente lo trovano, il mondo scopre un cantante che è incrocio fra John Lydon e John Lennon, così lo si definiva all’epoca, e un autore/chitarrista che ha imparato la lezione dei musicisti del passato, che cita in abbondanza, e possiede un vena melodica felicissima. È una rivelazione. Cinque singoli, oltre 15 milioni di copie vendute nel mondo, primo posto nella classifica del Regno Unito, disco di platino negli Stati Uniti: “Definitely maybe” riporta il rock alla sua essenza di musica divertente e proletaria.
“Veniamo dalla working class, facciamo canzoni per tutti. Me ne frego delle band con pretese intellettuali”, diceva Noel Gallagher per spiegare lo spirito degli Oasis. Originari di Manchester, lui e suo fratello maggiore Liam Gallagher sono figli di un’operaia e di un muratore. Quest’ultimo, si scoprirà, non solo lascia moglie e bambini, ma è anche manesco soprattutto con Noel. La cosa spinge il ragazzo a imbracciare la chitarra e chiudersi in un mondo di musica. Anni dopo, mentre è in giro per il mondo a fare il roadie degli Inspiral Carpets, Noel scopre che Liam, fino a quel momento apparentemente disinteressato alla musica, è diventato il cantante di una band che comprende gli amici Paul McGuigan (basso), Paul Arthurs (chitarra), Tony McCarroll (batteria). Dopo averlo visto in concerto nell’estate del 1991, il chitarrista si unisce al gruppo: la band di Liam diventa la band di Noel, autore di canzoni ben più talentoso dei compagni.
Messi sotto contratto dalla Creation dopo che il discografico Alan McGee li ha visti suonare in un club di Glasgow, i cinque si dedicano alle registrazioni del debutto. Noel ha messo da parte un gruppo di canzoni semplici e notevoli, ma le prime registrazioni con il produttore Dave Batchelor al Mannow Valley Studio di Monmouth, nel Galles non funzionano. Le canzoni sono troppo “pulite” per i gusti della band. Volendo catturare l’energia live del quintetto, si decide di scaricare Batchelor e di incidere praticamente dal vivo con l’amico e fonico di sala Mark Coyle al Sawmills Studio in Cornovaglia. Le registrazioni vengono poi consegnate a Owen Morris che riesce a restituire alla musica la vivacità mancante dalle precedenti versioni, chiudendo il mix definitivo nel maggio 1994. Intanto, in aprile, è uscito il primo singolo, “Supersonic”, registrato alla fine del 1993 a Liverpool. È una canzone elettrica, spavalda, con un testo enigmatico, ma dotato di uno slogan ad effetto (“I’m feeling supersonic, give me gin and tonic”) e un riferimento al Sottomarino Giallo degli amatissimi Beatles. È il boom: l’Inghilterra scopre gli Oasis.
La band dei Gallagher è esattamente ciò di cui l’industria discografica inglese ha bisogno: un gruppo di animali rock’n’roll che pensano in grande, dotati di uguali dose di strafottenza e talento nella scrittura delle melodie. In giugno e agosto arrivano il secondo e terzo singolo. “Shakermaker”, con una linea melodica che ricorda quella del famoso jingle della Coca Cola “I’d like to teach the world to sing (In perfect harmony)”, viene portato a “Top of the pops” e arriva all’undicesimo posto in classifica, mentre “Live forever”, in parte ispirata a “Shine a light” dei Rolling Stones, è una sorta di risposta alla cupezza del grunge, all’epoca la musica rock di maggior successo. Ha una melodia killer, sprigiona un’euforia contagiosa e porta il gruppo per la prima volta nella Top 10 britannica. Quando in agosto esce l’album di debutto “Definitely maybe” il pubblico lo aspetta con impazienza e lo porta immediatamente al primo posto della classifica del Regno Unito, battendo il disco dei Tre Tenori. I ragazzacci che sognano di sbattere Sting e Phil Collins fuori dalle classifiche hanno realizzato il loro sogno.
Quando esce “Definitely maybe”, gli Oasis sono già stati sulle copertine di NME e Melody Maker. Per il Daily Star sono “la band più oltraggiosa dai tempi degli Who”. Per tutti sono i Sex Beatles, incrocio di Sex Pistols e Fab Four. Presentato da una foto di copertina viene scattata nella casa di Arthurs, con Liam steso sul pavimento, una foto del calciatore Pete Best alla parete e la tv che trasmette “Il buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone, l’album è sequenza di potenziali hit che sarà battuta solo dal disco successivo degli Oasis “(What’s the story) Morning glory?”. Inizia con l’inno “Rock’n’roll star”, il sogno di gloria di un ragazzo che fugge con la sua auto dalla città e immagina d’essere una star almeno per una notte. Il misto di eccitazione e pericolo torna in “Cigarettes & alcohol”, un altro inno alla vita scapigliata con echi di T. Rex e Chuck Berry nella musica: “È la mia immaginazione oppure ho finalmente trovato qualcosa per cui vale la pena vivere? Cercavo un po’ di azione, ma tutto ciò che ho trovato sono sigarette e alcol”. In una canzone in cui si cita anche la cocaina come possibile rimedio al piattume della vita, il verso chiave è “You gotta make it happen”, che riassume la fama di successo e la vitalità del gruppo. “Ho detto tutto quel che avevo da dire in ‘Rock’n’roll star’, ‘Live forever’ e ‘Cigarettes & Alcohol’”, affermerà Noel Gallagher. “In seguito mi sono limitato a ripetermi, anche se in modo diverso”.
Scritta da Noel su una chitarra prestatagli da Johnny Marr degli Smiths, “Slide away” racconta la difficile relazione con la fidanzata dell’epoca. “Up in the sky” porta allo scoperto una lieve vena psichedelica, mentre i rumorismi di “Columbia” anticipano il suono rimbombante da stadio che verrà. “Digsy’s diner” è un divertissement, con Liam che canta la parola italiana “lasagna” allungando le sillabe sul modello di Johnny Rotten. In fondo alla scaletta del disco c’è “Married with children”, una canzone acustica su una coppia che sta per scoppiare che si chiude con i versi “Odio i libri che leggi e tutti i tuoi amici, la tua musica è una merda e mi tiene sveglio tutta la notte”. È un finale appropriato per un disco che è un misto di edonismo rock’n’roll, reverenza per i grandi del passato e melodie efficaci. L’era del grunge si chiude e “Definitely maybe” contribuisce ad aprire quella del brit pop.